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Corriere Della Sera / Corriere Economia

Un business con tante bollicine ... La casa vinicola Bisol, specializzata nel Prosecco, esporta 1’82%... Rispetto dell’ambiente e solida strategia di marketing per far conoscere il vino come una delle migliori rappresentazioni del lifestyle italiano. Il tutto con la continua ricerca per realizzare un prodotto di eccellenza, in un mix di modernità e tradizione. Sono i capisaldi della Bisol Vitivinicoltori in Valdobbiadene dal 1542, che da 21 generazioni si dedica al Prosecco, “frutto di una grande qualità di base - dice Gianluca Bisol, presidente e Ceo della maison -, di un lavoro che prosegue dopo la vigna e di un terroir particolare”. Sempre tenendo presente il modello francese dello Champagne, storico rivale del Pro-secco, “la sua capacità è quella di creare valore aggiunto”. La storica Casa vinicola veneta, che possiede più di venti poderi per oltre 77 ettari, ha tre realtà di Prosecco e una produzione destinata soprattutto all’estero. “Dalla nostra cantina escono ogni anno 375 mila bottiglie di Bisol, 1,57 milioni di Jeio e 1,33 milioni di Belstar. Il venduto a livello locale copre il 18% del totale, mentre l’estero assorbe l’82%. L’esportazione interessa 69 Paesi, fra cui Medio Oriente, Australia, Nord e Sudamerica, Russia, Svizzera, Europa, Cina, Giappone e Gran Bretagna che è stato nostro primo mercato nel 2015 Qui il consumo di Prosecco ha superato quello domestico”. L’interesse per il mercato inglese risale al 1989 quando a Londra si beveva solo Champagne. “Ho voluto portare per primo una nostra bottiglia a Londra, e oggi è il Prosecco il numero uno delle bollicine”, continua il presidente. Il fatturato proveniente da vendite nel settore horeca (il canale alberghi e ristoranti) è cresciuto. “Il 2015 ha chiuso a 21,5 milioni, con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente. Per il 2016 prevediamo di raggiungere i 24 milioni”. Nel 2014 nella Bisol è entrato il gruppo Lunelli-Ferrari che ne ha acquisito il 50%, per salire quest’anno all’80%. Obiettivo: valorizzare il marchio di qualità della Docg Prosecco soprattutto all’estero dove si punta a raggiungere il 90% di quota export in cinque anni. “È una sinergia che nasce da un’amicizia di lunga data e dalla volontà di unire le forze in un settore così polverizzato come quello del vino per ottimizzare costi e risultati mettendo insieme i rispettivi know-how - aggiunge Bisol Una strategia che consiglio a molte aziende vinicole”. L’elemento importane del prodotto è il territorio. “Racchiude la nostra essenza. Gli dobbiamo il massimo rispetto. Per questo investiamo in progetti come “Residuo 0” che limita la presenza di elementi derivanti da trattamenti dell’attività agricola nella vigna. A nostro parere è un musi per tutto il mondo vitivinicolo. Il futuro passa da qui e noi, con quasi 500 anni di storia alle spalle, siamo ben attenti al futuro”.

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