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Corriere Della Sera / Corriereconomia

E intanto gli agriturismi aspettano le spighe ... Sempre più forte la richiesta di una classificazione nazionale al ministero delle Politiche agricole... Come va il “piccolo turismo”, cioè il turismo di nicchia gestito da piccole imprese? Bene nei segmenti a minor prezzo, come agriturismo e parchi di divertimento, decentemente nel lusso o alta qualità, tipo Relais & Chateaux, dove a partire dalla primavera è diminuito il turismo americano.
Nell’agriturismo gli italiani non sono secondi a nessuno. Come dice il presidente di una delle tre grandi associazioni, Walter Trivellizzi di Turismo Verde (Confederazione italiana degli agricoltori), le aziende sono 18.000 e solo in Italia sono collegate (legge-quadro n. 96 del 2006) obbligatoriamente alla produzione locale dell’azienda agricola, che deve fornire in quantità prevalente i cibi dalla produzione propria o di aziende vicine. Anzi poiché manca ancora una classificazione dei siti, Trivellizzi propone di assegnare cinque spighe (preferite alle stelle) a chi, ad esempio, mette in tavola il 90% di produzione propria: per chi cerca pace e natura, l’alimentazione è più importante del TV e del frigobar in camera. La questione dipende ora dal ministro Luca Zaia, perché è stato riconosciuto argomento di interesse nazionale, non delegabile alle singole regioni, dove dominano i tre leader Toscana, Trentino Alto Adige e Veneto.
È vero che, secondo un’indagine (un po’ datata) dell’Osservatorio nazionale, l’offerta ricettiva riguarda pochi percento di quella nazionale, ma si tratta di un settore di moda, in grande crescita. L’agriturista è italiano ma anche in buona percentuale straniero, viaggia con la famiglia, si ferma dai 3 ai 6 giorni.
L’albergatore è donna e ha meno di 40 anni. Apre un agriturismo per valorizzare un patrimonio fondiario, incrementare il reddito dell’azienda agricola, ma anche per cambiar vita. Quando l’azienda agricola è vinicola, spesso all’ospitalità si aggiunge la cantina, alla moda francese. Così fanno ad esempio ad Asti, come mi dice Terranostra (Coldiretti). Da poco si diffondono fattorie didattiche, occasioni per capire la cultura rurale e magari ricevere qualche ripetizione, visto che sono tornati di moda gli esami a settembre. Interessante che le tre grandi associazioni (la terza è Confagricoltura), invece di farsi la guerra, si sono unite in un consorzio unitario, Anagritour.
All’estremo opposto dell’offerta c’è il lusso dei Relais & Chateaux: sono solo 40 in Italia e hanno una “luxury alliance” con The Leading Hotels of the World. Ma si tratta di un’alleanza nel marketing: le aziende restano single e si tratta di Pmi. Lo spiega A Corriere Economia Leopoldo Montresoro, titolare di un relais molto prestigioso: la Villa del Quar di Pedemonte (Verona). Dalle stelle agli alberi: c’è chi vuol farsi una vacanza o una gita sugli alberi e adesso anche in Italia trova un’offerta varia. Sono 5 i costruttori di parchi riuniti nell’Associazione dei Parchi Avventura, mentre i parchi italiani sono 90, gestiti da quasi altrettante piccole aziende. Sono in crescita e recentemente hanno recepito anche una normativa europea, che ha contribuito a metterli in regola (la sicurezza è il requisito principale), ma non completamente al riparo dalla burocrazia locale, che talvolta li perseguita. C’è da sperare in Calderoli.

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