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Corriere della Sera - DiVini

Collavini, il mago che ha dato lustro al Novello senza gloria … Come un prestigiatore, Manlio Collavini a 82 anni ha estratto un altro prodigio dal suo cilindro. È un nuovo vino, l’ultimo capitolo di una storia che ha per protagonista la Ribolla gialla. Quasi mezzo secolo fa, quando il friulano Collavini l’ha riscoperta, la Ribolla si beveva torbida, con le prime castagne d’autunno. Una sorta di novello senza gloria. Collavini ha studiato, ha sperimentato, ha coinvolto i vicini in assaggi continui. E infine ha scoperto che quelle uve bistrattate potevano trasformarsi in bollicine d'autore. Ha inventato un metodo per lo spumante. Ha ottenuto la tutela con la Doc, due anni fa. Fino ad approdare ora alla Ribolla gialla pas dosé, ovvero senza l’aggiunta dello sciroppo di dosaggio, un “rabbocco” di solito con vini di vecchie annate e zucchero di canna. Senza questo tocco le bollicine sono pure, integrali. “Questa Ribolla gialla pas dosé è nata quasi per gioco”, racconta Collavini. “Poco più di un anno fa chiesi all’enologo Walter Bergnach: “Che ne direbbe se al prossimo imbottigliamento di Ribolla gialla Brut mettessimo in parte qualche bottiglia di Ribolla non dosata?””. Quasi un azzardo, una sperimentazione alla ricerca dell’essenza della Ribolla. “Il risultato sembrò interessante”, racconta il vignaiolo, “e con il passare delle settimane il prodotto piaceva sempre di più. Così, da una cuvée 2015, separammo circa 45 ettolitri per produrre 6.000 bottiglie di Ribolla gialla Dosaggio Zero. Ad un anno di distanza posso serenamente affermare che l’azzardo ha dato un ottimo risultato”. Il nuovo vino che arriva dalle vigne di Como di Rosazzo e Manzano profuma di pesca e di agrumi, ha un’armonia che unisce l’intero percorso della Ribolla Metodo Collavini degli ultimi decenni con uno sguardo sul futuro. Come in una poesia del friulano Pierluigi Cappello: “Il futuro non è più quello di una volta, è stato scritto / da una mano anonima, geniale / su di un muro graffito alla periferia di Udine, / il futuro è quello che rimane, ciò che resta delle cose convocate / nello scorrere dei volti chiamati, aggiungo io”.

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