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Corriere Della Sera / Io Donna

La voce della verità ... Quando il vino, anziché annebbiare, rende lucidi... Io il mistero dell’amore non l’ho mai capito... / ... ne bacio una e voglio bene a un’altra ... / ... nello stringere e fingere mi prende una specie di dolore, /una puttana di pensieri, un cane che sbava, / la voglia di scappare, una troia di tormenti...” . Lo dice, in dialetto milanese (e questa è la traduzione), una delle “Voci d’osteria” del poeta Franco Loi. Ah, voce della verità! Perché i pensieri non sono mai fedeli, e di questo dovrebbero avvisarti fin da bambino. Dovrebbero cioè spiegarti che i comportamenti sono imbrigliati ma i pensieri sono liberi. Altrimenti finisci per crescere coltivando un’ansia di verità assoluta, di lealtà sentimentale che porta solo a delusioni e sofferenze. Magari esiste la fedeltà dei corpi, questo sì. È un ragionamento, un calcolo, una scelta a volte forzata e a volte libera. Ma i pensieri viaggiano per conto proprio, i pensieri commettono omicidi, picchiano, rubano, s’infatuano, s’incantano, si eccitano e poi si annoiano e tornano a commuoversi per le solite vecchie cose di sempre, già conosciute e apprezzate. I pensieri di ognuno di noi fanno cose meravigliose ma anche turpi, eppure da quelli degli altri pretendiamo la lealtà che i nostri non hanno. Un giorno, bevendo un barolo di quelli definiti “da meditazione”, mi sono improvvisamente resa conto di una cosa che nessuno dice: un tempo i matrimoni erano fatti per durare poco. Gli uomini morivano in guerra, le donne morivano di parto. A quarant’anni, o l’uno o l’altro se n’era già andato. C’erano molte vedove e molti vedovi. Oggi ci sono i separati. Meglio così, la fine di un amore è diventata meno cruenta. Perché i fortunati che possono arrivare ben oltre gli ottant’anni sono ormai così tanti, qui da noi, che se i matrimoni durassero diventerebbero infinitamente più lunghi di quanto previsto quando venne coniata la formula “finché morte non vi separi”. Sono riflessioni radicali, quelle che vengono in mente sorseggiando barolo: ci si rende conto - a un tratto - di quanto sia ipocrita, da parte nostra, da parte mia, illudersi che gli altri debbano essere migliori di noi stessi, e che i pensieri gli stiano incatenati, che non contengano anche loro, come noi, una ridda di voci da osteria. A volte il vino fa di questi scherzi: anziché annebbiare rende lucidi.

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