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Corriere Della Sera / Magazine

“In gioco non c’è solo il gusto” ... Petrini (Slow Food) ... Carlo Petrini, fondatore di SlowFood, per una volta ci terrebbe a non parlare (soltanto) di gusto; “La rilocalizzazione dell’agricoltura è un tema mondiale e centrale in questo secocolo. Non si tratta di difendere La bontà del prodotto italiano, c’è in gioco molto di più. Parlare di cibo oggi significa parlare di energia, agricoltura, paesaggio, economia locale, identità”.

In Italia troviamo pomodori olandesi e mele della Nuova Zelanda, è questo il futuro?
“Non può essere il futuro. Possiamo decidere che per i computer conviene rifornirci all’estero. Ma questo non può valere per il cibo”.

Nemmeno se fosse economicamente più conveniente?

“Ma non lo è. Riflettiamo. McDonad vende un panino a un dollaro: pochissimo. Ma poi quale è il costo sociale di un Paese di obesi? Gli americani che hanno già toccato il fondo prima di noi oggi sono più reattivi. Loro che non avevano biodiversità le stanno creando e le proteggono, avevano due tipi di birre, oggi hanno tremila microbirrerie E noi che abbiamo molto più da perdere...”.

E il peperone olandese potrebbe far fuori quello italiano, è così?

“L’erosione genetica è il motivo per cui è nato il movimento SlowFood, spostare alimenti da un continente all’atro è una follia che porta alla riduzione delle biodiversità. E poi questa merce per
viaggiare da un continente all’altro deve essere più resistente, quindi è meno succosa e meno buona.
Ma ripeto, lasciamo stare il gusto e pensiamo al resto. Per esempio: produciamo cibo per 12 miliardi di persone e siamo la metà. 800 milioni soffrono di fame e un miliardo e settecentomila di obesità perché sono iperalimentati. Migliaia di tonnellate di merce vengono distrutte ogni giorno. E produciamo centinaia di migliaia di tonnellate di spazzatura. E il danno ambientate, e emissioni di Co2, la perdita del paesaggio. Negli ultimi 18 anni in Italia il terreno rubato all’agricoltura è di un’estensione pari a quella dell’intero Lazio”.

Secondo lei da dove dovremmo partire?

“Anche dagli stili di vita. Sì alla spesa locale, no no all’insalata prelavata e no alle monoporzioni, non si possono comprare quattro fette di salame tagliato che costano più di un salame intero.

Un altro sì.

“Si agli orti per i bambini che stiamo realizzando nelle scuole. Quest’anno ne abbiamo aperti duecento. Ecco, io credo in questo di futuro”.

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