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Corriere Della Sera / Style

Fredda, di gran gusto ... Nel suo abito turchese, triplo filo di perle al collo, Francesca Terragni - alias madame Clicquot in Italia - riprende lo stile di una giovane Audrey Hepburn. Démodé? Non per questa serata: gli anni Cinquanta sono il tema della presentazione del Fridge, ultima invenzione marketing della maison. La bottiglia, stavolta, è custodita all’interno di un contenitore (a forma di mini frigo) che la mantiene fredda un paio d’ore. Il colore è quel giallo che da oltre 200 anni contraddistingue la Vedova, come la chiamano gli estimatori. “Lo champagne è un prodotto che deve sempre rimanere uguale a se stesso. Per innovare bisogna lavorare su altri elementi: Veuve Clicquot lo fa, da sempre, nel packaging” spiega Francesca Terragni, da sei anni brand director del marchio del gruppo LVMH. Ma nella tradizione quest’anno c’è una novità assoluta: per la prima volta la collaborazione con un altro marchio storico. Ed è così che Smeg realizzerà frigoriferi in stile e brand Veuve Clicquot. “La nostra comunicazione è “out of the bottle”, cerca altri territori rispetto al vino. In Italia la moda era già sfruttata, così ho scelto il design”. Milanese, studi in Bocconi, entra prima in Dior, sempre di LVMH, e nel 2004 approda al settore wine and spirits. “Ero quasi astemia, ma il primo champagne che ho visto era proprio un Veuve Clicquot. Mia madre ne teneva spesso in frigo una bottiglia, le piaceva il colore”. Lo champagne è un vino da pasto, non da dessert. E uno dei successi raggiunti negli ultimi anni è stata la destagionalizzazione delle vendite: “Non serve una ricorrenza per stappare una bottiglia”. Non proprio da bere tutti i giorni è, invece, il Krug, “bollicine” a produzione limitata che in Italia - con vendite dell’ordine delle migliaia di bottiglie l’anno - ha il suo primo mercato mondiale. Del resto a Venezia c’è il suo luogo di culto: la Krug lounge. “Voglio rinfrescarne l’immagine” dice. “È considerato un prodotto legato all’alta gastronomia, mentre degustarlo è un’esperienza di grande livello”. Da quasi astemia, la signora si è trovata ad avere un flûte in mano ogni giorno ma non vuole definirsi un’esperta. Lei fa marketing e comunicazione, non vino. Le sue passioni sono altre: l’opera, i viaggi e Milano, dove ama passare il weekend in relax assieme al compagno e al cagnolino. Non vuole giudicare le bollicine italiane né fare paragoni con quelle francesi. E molto diplomaticamente dice: “Sono due arene diverse”.

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