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Corriere Della Sera

Un Sangiovese riporta gli Alighieri in Toscana: accordo tra l’ultimo discendente di Dante e l’azienda veneta Masi per produrre due “cru” vicino a Montalcino ... gli Alighieri tornano in Toscana: venti generazioni dopo l’esilio di Dante da Firenze a Verona. Il vino è molla e ambizione dell’ultimo acquisto fatto dal conte Pieralvise Serègo Alighieri, in partnership col gruppo Masi, a Cinigiano ai limiti della Maremma, tra la val d’Orcia e Montalcino, nella doc Montecucco. In questo autentico Eldorado del vino, l’ultimo discendente del Sommo Poeta ha acquisito un podere con ottanta ettari di terreno da destinare a vigneto spezzando quel distacco che pareva destinato a durare per sempre. Dunque i legami storico-sentimentali, ma anche la grande passione per la vitivinicoltura hanno fatto si che l’ultimo erede dell’autore della Divina Commedia , tornasse nella “regione per eccellenza del vino” … “Con Firenze i rapporti sono ricuciti da tempo - dice il conte Pieralvise - il vino fa da ideale paciere per questa azienda che sta nascendo e che ha in scadenza due rossi nel nome della qualità, pronti con la vendemmia del 2005”. Spazio agli autoctoni, vera anima del progetto: Sangioveto, Canaiolo e Colorino saranno le varietà dalle quali ci aspettiamo grandi soddisfazioni … Nell’operazione c’è lo zampino dell’enologo Ezio Rivella, presidente dell’Unione Italiana Vini, che collaborerà con gli uomini della Masi Agricola della famiglia Boscaini. “L’investimento sarà di circa 12-15 miliardi», spiega un orgoglioso Sandro Boscaini, amministratore delegato della Masi che produce, in Valpolicella, 3 milioni di bottiglie con un giro d’affari di 55 miliardi. “Lo spirito è quello che ci ha consentito di lavorare bene in Veneto in questi anni, dove, probabilmente, siamo gli unici al mondo ad usare fusti, per l’invecchiamento, da 600 litri, in legno di ciliegio” … Nella speranza di un vero Paradiso enologico, almeno questo si augura il conte Pieralvise, che ricorda come, l’importante avo, non fosse particolarmente goloso e attrattato dai piaceri della tavola: “i golosi, nella Divina Commedia - dice l’ultimo degli Alighieri - sono trattati male e sistemati nell’Inferno”. Tuttavia, il Sommo Poeta nulla ha dimenticato sulla nobiltà della Natura. «Vero - conclude il conte - nel venticinquesimo canto del Purgatorio scrive al riguardo: “...e perchè meno ammiri la parola, guarda il calor del sol che si fa vino, giunto all’umor che dalla vite cola...”.

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