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Corriere Della Sera

Il vino italiano da collezione fa miliardaria l’asta di Christie’s. Milano, una cassa del toscano Sassicaia aggiudicata per 8.800 Euro. Meno richieste le bottiglie francesi ...

Christie’s prova la magia del vino italiano nella sua prima asta a Milano. Un’uscita felice che vale circa 600 mila euro, circa 1,2 miliardi di lire, battuti all’hotel Four Seasons. Bottiglie rare, ma anche un business che nell’ultimo anno ha mosso circa 203 miliardi di lire nel mondo con due case inglesi a farla da protagoniste: Christie’s ha fatturato 86 miliardi contro i 59 dei cugini-rivali di Sotheby’s. E’ lo stesso Thomas Hudson, trentunenne battitore di Londra e responsabile della casa per l’Europa, che conferma questa attenzione: «Sino a cinque anni fa il vino italiano era pari allo zero, oggi sui mercati internazionali gli compete di diritto un 15 per cento, con notevoli margini di crescita». La vendita, venerdì scorso, condotta in collaborazione con Winegallery di Merano, ha avuto come protagonista assoluto il Sassicaia, un supertuscan, creato dai marchesi Incisa della Rocchetta nella tenuta di San Guido a Bolgheri. Un blend di Cabernet sauvignon e Cabernet franc che manda in visibilio gli americani, che ormai lo chiamano confidenzialmente «Sass». E’ stato proprio uno yankee, via telefono, ad aggiudicarsi le tre bottiglie del 1985, annata memorabile, cento punti secondo il critico Robert Parker. Pubblico e collezionisti folgorati dall’offerta, 5000 euro, circa 11 milioni con i diritti d’asta, con una base di partenza fissata a 1500 euro. Ma non solo. Il Sassicaia ha ottenuto il top con la vendita di una cassa di 29 pezzi, dal 1968 al 1998, realizzando la cifra più alta dell’asta: 8.880 euro, circa 18 milioni di lire. Senza battere ciglio, via fax, il sudamericano Marcos Augusto De Moraes, da San Paolo del Brasile, ha confermato il suo acquisto. Schiacciati i francesi al terzo, quarto e quinto posto con Chateau Latour ’90, 12 bottiglie a 4900 euro, Chateau Haut Brion ’89, 12 bottiglie a 4800 euro. Le avvisaglie di questa passione per il vino degli Incisa si era già fatta avanti nella mattina di venerdì allorché proprio un italiano, Stefano Guerrini di Grosseto, aveva acquistato en primeur, per 4000 euro, il pezzo più atteso, un vino che non c’è ancora, sarà infatti pronto nel 2003, un imperiale da cinque litri. «Non resisto al fascino di queste bottiglie di grossa taglia» ammette Paolo Cattaneo, commerciante e collezionista delle cantine e distillerie svizzere Badaracco. Non si è fatto sfuggire due imperiali di Sassicaia ’97 e ’98 per la cifra di 3100 euro ciascuno. «C’è maniacalità - ammette Cattaneo - ma ritengo che il vino nelle bottiglie di grande formato sia più longevo ed esprima il meglio». Qualcuno si è sorpreso di trovare le sue bottiglie all’asta. E’ il caso del produttore Moreno Petrini della tenuta di Valgiano, provincia di Lucca, che si è visto sfilare sotto il naso una serie del suo Sangiovese in purezza, il Cesari. Accanto a vini bordolesi, sudamericani e spagnoli non ha certo sfigurato la presenza di Gaja, Antinori e Castello di Fonterutoli. Non è mancata la corsa all’acquisto del Brunello di Montalcino Biondi Santi, riserva del 1955, una delle bottiglie del Millennio secondo la rivista americana Wine spectator. E’ stato l’americano Russell di Boston a sorprendere tutti.

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