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Corriere Della Sera

Per il Ferrari un secolo di brindisi e bollicine: da Milano via ad un periodo di grandi festeggiamenti. Gino Lunelli: Bush l’ha chiesto anche a Pratica di Mare ... «A Pratica di Mare, i grandi dell’Europa e del Mondo hanno brindato con il "Giulio Ferrari", la riserva del Fondatore ’93. Sembra che sia stato Bush in persona a chiedere al premier Berlusconi di fargli trovare lo stesso spumante, già apprezzato durante i pranzi genovesi del G8», confida Gino Lunelli. Poi, abbassa il tono della voce e precisa: «Così mi hanno riferito... Sa, non vorrei apparire un megalomane». Giugno 1902-giugno 2002. Lo spumante Ferrari compie cent’anni. Una data importante. Ma Gino Lunelli non si lascia travolgere dall’evento: l’orgoglio, la soddisfazione, temperati dal carattere dell’uomo, nato da una famiglia che, negli anni ’30, gestiva a Trento una bottega con licenza di liquori, dolciumi, olio e vino. «L’anima del commercio era papà Bruno - ricorda -. Passarono vent’anni, prima che lui, da bottegaio, diventasse produttore». Un ventennio e una guerra. Poi, nel 1952, Lunelli senior rileva da Giulio Ferrari la sua piccola azienda vinicola, che, giusto allora, celebra il 50° anniversario di fondazione. «Altri cinquant’anni, e fanno un secolo», continua Gino, oggi presidente delle «Cantine Ferrari», secondogenito dei cinque fratelli Lunelli. «Festeggiamo, s’intende. Con un libro che presentiamo martedì a Milano, tante riunioni conviviali, e un concerto di Uto Ughi nel Duomo della nostra città». Da Trento, alla conquista dei mercati internazionali. Di successo in successo, milioni e milioni di bottiglie vendute, storici brindisi ripetuti più volte nei Palazzi delle istituzioni. Ai pranzi ufficiali del Quirinale lo spumante trentino non manca mai. Artisti, scrittori, personaggi famosi, figurano tra i clienti più affezionati. E’ la storia di un marchio, che s’intreccia con la storia dello «champagne italiano», e con la stessa storia del costume del nostro Paese. Dal boom economico degli anni Sessanta in avanti, la coppa di bollicine ha accompagnato le feste di matrimonio, i lieti eventi familiari e mondani, le intime ricorrenze di coppie legali e clandestine. E il Ferrari brut, anche con l’avanzare della concorrenza, andava a fiumi. Consolidando le vendite e l’immagine dell’azienda. Tanto che, nel 1989, allorché il settimanale "L’Europeo" decise di indicare gli «oggetti che hanno cambiato la nostra vita», in copertina apparvero Swatch, Timberland, la Ferrari e il Ferrari. Il bello è che i Lunelli non hanno mai spinto i loro prodotti attraverso la pubblicità. Caroselli? Spot? Neanche per sogno. L’arma dei vignaioli trentini è più sofisticata. «Abbiamo sempre puntato sulla comunicazione - spiega Gino Lunelli -. Forti della qualità dei nostri spumanti, che non è mai venuta meno con l’aumento del numero delle bottiglie, siamo riusciti a conquistare i luoghi e i personaggi più esclusivi. Date le premesse, non è difficile diffondere la notizia». Risultato? Se i grandi del mondo - Reagan, Gorbaciov, Mitterand, Thatcher, Kohl, ieri, Bush, Putin, Chirac, Aznar, Blair ... oggi, brindano Ferrari, figurarsi i comuni mortali, non appena lo vengono a sapere. Non è proprio così, ma l’esempio rende i concetto. «Lo spumante del secolo», il libro stampato per l’occasione, con prefazione di Enzo Biagi, è un fiorire di aneddoti sulle bollicine e la loro effervescente fama. Gino Lunelli è affezionato ad uno, in particolare. Racconta: «Avevamo prodotto, per il Duemila, una specialissima tiratura limitata di bottiglie, da donare a persone importanti. La numero 0 era per mia madre, allora novantenne; quindi, la 1, la 2, la 3 eccetera, per le massime autorità dello Stato. Arriva in Italia, in visita, Elisabetta d’Inghilterra; pensiamo che sia una buona idea omaggiare anche lei, dopo il ricevimento al Quirinale. Dilemma: quale numero offrire? Certo, non la 25 o la 30. Ne parliamo in famiglia, la mamma decide di privarsi della sua bottiglia, in favore della regina. E così avviene. Il capo del Cerimoniale si occupa personalmente della consegna, riferendo alla sovrana l’episodio della rinuncia. Ed Elisabetta d’Inghilterra si commuove. Non è una storia deliziosa?». Che fa pendant con un’altra, di segno contrario: il mancato recapito, per burocratici intoppi, della cassa con sei bottiglie di «Giulio Ferrari/riserva del Fondatore», spedita a Vladimir Putin. «Dopo il G8 di luglio, mi telefona Romano Prodi - ricorda Lunelli - chiedendomi di inviare l’omaggio, per conto suo, al capo di Stato della Russia. Eseguo. Ma le leggi di quel Paese impongono che i "colli" debbano essere ritirati personalmente dal destinatario. Chiunque sia. Morale: il destinatario non ritira, e la cassa torna indietro. Amen. Mi consolo, custodendo, tra le mie carte, la lettera di Prodi a Putin».

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