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Corriere Della Sera

San Patrignano vince l’Oscar del vino, il premio assegnato dai Sommeliers ... Non molti anni fa Andrea Muccioli della comunità di San Patrignano passeggiando tra i filari sulla collina di Coriano, dove a colpo d’occhio il mare di Riccione sembra facilmente agguantabile, disse: «Proviamo a fare vini buoni». Era un giorno del 1992, oggi quei vini sono grandi. La cantina della comunità è cresciuta così tanto da meritare l’Oscar del vino, assegnato dai Sommelier Italiani, come miglior azienda. Dieci anni di fatica, di ricerca enologica, di pregiudizi. Poteva quel gruppo di ragazzi compiere un piccolo miracolo curando un vitigno, il Sangiovese, ingiustamente sottovalutato in Romagna? La risposta sono quelle centomila bottiglie di qualità che oggi, con la vendita, contribuiscono anche ad autofinanziare la comunità. Sorriderebbe anche la buonanima di Vincenzo Muccioli a cui fu, e resta, dedicata la prima etichetta: Avi , sangiovese in purezza, opulento e dal bouquet che ricorda amarena e pepe. Dai consigli di un amico e produttore, il friulano Vittorio Pujatti, la squadra in vigna è cresciuta. Il tocco di classe è arrivato con l’opera di uno dei migliori enologi del mondo, l’umbro Riccardo Cotarella, tra i protagonisti della rinascita enologica italiana. Bastò un contatto con Andrea e una visita ai vigneti per convincerlo a lavorare, ancora oggi gratuitamente, per la comunità. Accanto al Sangiovese sono stati piantati Merlot, Cabernet, Cabernet franc e Petit verdot. Gli ettari da 25, quelli che il patriarca Vincenzo aveva ereditato dalla famiglia, sono saliti a 40. L’obiettivo per i prossimi due anni è arrivare a cento, favorendo una produzione di 400 mila bottiglie. «Cotarella è diventato uno di noi», dice Andrea Muccioli. Le etichette sono aumentate con il Montepirolo , un rosso di taglio bordolese classico, fortemente voluto dall’enologo umbro e Zarricante , dove predomina il Sangiovese. Per il rilancio di questo vitigno è nato anche il Convito di Romagna , in collaborazione con altre due aziende: Fattoria Zerbina e Drei Donà.
«Qui - rammenta Carlo Bozzo, responsabile della comunicazione per San Patrignano - si fa anche formazione professionale, chi va via porta con se una competenza specifica». Ma non sempre è così. Mario Monaco, responsabile di cantina, 50 anni, entrò da emarginato, «Vincenzo mi ha salvato la vita», ricorda adesso, ma ha deciso di fermarsi per amore della vigna. In tempo di vendemmia i cinquanta ragazzi diventano molti di più: ogni settore collabora fornendo non soltanto braccia, ma anche anime. «Se riesci in vigna, riesci nella vita», ricordava Vincenzo Muccioli. Un monito che ha prodotto frutti. Tanto che oggi sulle etichette, quel simbolo originario, quasi vergognoso, Terre del Cedro , ha lasciato il passo a un autorevole San Patrignano.

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