Pazzi per lo spumante «da pasto». Il Satèn, nato in Franciacorta, piace per il gusto morbido che lo rende abbinabile ai molti cibi. Aroma intenso e vanigliato, può competere con i migliori Champagne ... La parola magica è Satèn. Come seta, anzi di più, se vengono considerate quelle bollicine di Franciacorta ormai assurte a livelli d' eccellenza. Tra paesaggi mozzafiato come le Torbiere del Sebino, la collina dominata dal Convento dell' Annunciata, i l lago d' Iseo, dimorano vigneti diventati patrimonio raro e prezioso. «Di strada ne è stata fatta», ammette il primo presidente del Consorzio di Franciacorta, Paolo Rabotti. Poco più di vent' anni per creare un mito. Proprio come per il Satèn, che h a interpretato l' elegante «femminilità» dello Chardonnay sino a diventare tipologia. Bottiglia raffinata, quella che per i francesi è il Crémant Blanc de Blancs. Un' operazione che nell' 84 era soltanto un sogno dell' enologo di Bellavista a Erbusco , Mattia Vezzola. «All' inizio lo avevamo chiamato anche noi Crémant, ma poi i francesi ne hanno rivendicato la paternità e a Bruxelles abbiamo imposto la nostra volontà e depositato il marchio». Oggi se ne producono circa 300mila bottiglie, per un g iro d' affari che supera 2,5 milioni di euro. Bollicine meno insistenti al palato, le atmosfere dopo la sboccatura sono quattro anziché cinque come per i Brut, perlage finissimo. La Gran Cuvée Satèn di Bellavista ha fatto dire al degustatore american o per eccellenza, Robert M. Parker Jr.: «Le migliori bollicine fatte in Italia». Morbido, con bouquet intenso dai sentori di fiori di pesco, miele e nocciola, non fa rimpiangere i migliori Champagne. I produttori ne hanno fatto un vanto. E' il caso d i Maurizio Zanella, che con il suo Ca' del Bosco rivaleggia con i migliori al mondo. L' indimenticabile ' 93, di struttura poderosa e complessità aromatica eccellente, è oggi quasi introvabile, ma il cammino prosegue e il millesimo ' 98, in commercio , non delude. Il Satèn è un simbolo di prestigio per l' azienda Monterossa di Bornato, una famiglia, quella di Paola Rovetta e Paolo Rabotti, che da due generazioni garantisce alti livelli di qualità. Qui, accanto allo Chardonnay, è impiegato per il 40 % Pinot bianco e l' affinamento avviene per oltre 30 mesi sui lieviti. Venticinquemila pezzi di grande armonia «Una magia in bottiglia - dice Emanuele Rabotti - atto d' orgoglio per noi». Nella tenuta di famiglia del 1400, dominata dalla torre Old ofredi, la tradizione franciacortina trova esaltazione. Poco distante, a Camignone, l' azienda Mosnel di Emanuela Barboglio schiera la «setosità» della sua Cuvée. L' aroma intenso e vanigliato di queste bollicine sconfigge chi le relega all' aperitiv o. Dice lo chef, Vittorio Fusari del Volto di Iseo, una stella Michelin: «E' leggenda da sfatare, sono vini che non sfigurano se usati a tutto pasto». Queste etichette racchiudono il forte senso di appartenenza al territorio, motivo che coinvolge i p roduttori di Barone Pizzini a Timoline di Cortefranca. I vigneti Cioset, Troso e Prada, tra Passirano e Adro, permettono di creare un Satèn di buon impatto olfattivo, freschezza e stoffa. La «strada della seta» non dimentica chi ha raccolto la sfida verso l' alto: Contadi Castaldi, Cavalleri, La Montina, Villa, Bersi Serlini e Ferghettina. O come chi, da appena 16 ettari ha raggiunto l' eccellenza. E' il caso di Uberti a Erbusco con il Magnificentia. Mai etichetta fu più azzeccata.
I gusti delle bollicine (grammo per litro)
Le diverse tipologie in base al contenuto zuccherino:
Non dosato: vicino a zero;
Extra Brut: intorno a 5/7;
Brut: sotto i 15 (è in questa tipologia che rientra il Satèn);
Dry: dai 17 ai 35;
Demi-sec: dai 33 ai 50;
Dolce: oltre i 50.
(arretrato del "Corriere della Sera" del 5 gennaio 2003)
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