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Corriere Della Sera

Il museo del Brunello - Montalcino, come eravamo in campagna ... Il vino, naturalmente, ma non solo. Il «Museo della Comunità di Montalcino e del Brunello», appena inaugurato nel sontuoso borgo senese, è uno scrigno di tesori e di testimonianza contadine, una grande memoria viva, da guardare, toccare e assaporare. Nei 1.500 metri quadrati delle vecchie stalle interamente ristrutturate strani oggetti e strumenti, affascinanti e lontanissimi dai «tempi del computer», ci raccontano mille storie. Ci sono il pretine, strumento a carbone per scaldare i letti dei contadini, i libri mastri del fattore, le cambiali dei mezzadri, gli attrezzi dei carbonari. E c’è lui il Brunello, in botti e bottiglie, testimonianza di un successo culturale e commerciale capace anche di trasformarsi in un filo d’Arianna per districarsi nel labirinto della memoria persa. Il museo, unico nel suo genere, è stato promosso da Stefano Cinelli Colombini, titolare della Fattoria dei Barbi e «donato» alla comunità pubblica. Oggi conserva duemila oggetti che diventeranno 25 mila entro breve tempo per un finanziamento di due milioni di euro. C’è anche un sito Internet (www.museodimontalcino.it) per visite virtuali e prenotazioni reali.
«Perché il museo? Per ritrovare le radici di Montalcino – spiega Stefano Cinelli Colombini – una terra ormai espropriata, nel senso culturale del termine, da centinaia di anni di acquisti di terreno. Così oggi l’80% del territorio appartiene a persone esterne alla cultura del territorio. Montalcino stava dimenticando le sue radici».

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