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Corriere Della Sera

A lezione tra vini e grandi chef: lui diventa cuoco, lei sommelier. Corsi di cucina, metà degli allievi sono uomini: "Più precisi delle donne" ... La pancia («un accenno») dice che c’era già prima. Prima di mettere in pratica quanto imparato in 7 lezioni per 7 menu, dall’antipasto al dolce, ogni volta 4 ore ai fornelli a 450 euro grembiule compreso. Stefano Valenza, 36 anni, penalista romano, si è laureato cuoco per passione e per necessità: «Mia moglie avvocato torna a casa più tardi di me, mi ero stancato di aspettare le undici per cenare. E poi sono sempre stato più bravo. Mi sono iscritto ad un corso di cucina con altri due colleghi. I rudimenti li ho imparati da mia madre. Ora mi sono raffinato, ogni giorno cambio ricette, piatti bilanciati, giuro, non siamo ingrassati». L’avvocato Valenza ha studiato con Salvatore Tassa (una stella Michelin) alla scuola di via dei Gracchi intitolata «A tavola con lo chef». Andrea Datti, 30 anni, architetto milanese, single, si è pluridiplomato invece sotto la guida del Maestro di Cucina Claudio Sadler: «Ho già fatto una decina di corsi. Perché mi piace, mi sono appassionato guardando mia mamma, ora cucino per gli amici a casa mia, è divertente, compatta il gruppo». Un tempo non sapevano nemmeno bollire un uovo sodo. Adesso molti uomini, più che col bricolage, si dilettano con misurini e padelle tra i fornelli delle scuole di cucina. Ai corsi del Gambero Rosso (si va dall’ «Abc in cucina» al «Single in cucina») ormai gli allievi sono il 50 per cento delle classi. E non fanno figuracce. Garantisce lo chef-professore Moreno Cedroni da Senigallia (della «Madonnina del Pescatore»): «Sono bravi e attenti, spesso più accurati nell’esecuzione, molto abili nella pasticceria. Saper cucinare è diventato un must da esibire, con gli amici e con le donne». Pare che funzioni per rimorchiare, molto meglio che la collezione di farfalle. «La donna è in carriera, tocca all’uomo mettersi in cucina, qualcuno deve pure farlo per tenere insieme la famiglia», teorizza lo chef Alfonso Iaccarino (del «Don Alfonso» di Sant’Agata ai due Golfi). E il meneghino Claudio Sadler che ammaestra manager e professionisti nella sua «QB» certifica che «sono molto diligenti, quasi maniacali nei dettagli». Alessandro Benzi, 31 anni, romano, impiego all’Ibm, 4 lezioni full immersion all’attivo: «Cucinare mi rilassa, volevo migliorare la tecnica. Col mio semifreddo al whisky e frutti di bosco ho un certo successo. Pure con le donne, che non guasta». Ma se gli uomini si impossessano dei fornelli, le donne rispondono scendendo in cantina. Ovvero iscrivendosi ai corsi per assaggiatori di vino, un tempo territorio di caccia prevalentemente maschile. Calcola Franco Ricci, presidente dell’Ais (l’Associazione italiana sommelier, nata nel 1963), 30 mila associati in Italia, che «quasi il 40 per cento degli iscritti sono donne, spesso sotto i 27 anni». Una ventina di anni fa erano appena 7 su 100. «Sono portate, riconoscono meglio i profumi, attente, competenti». Assidue per 50 incontri in un anno e 4 mesi, tre livelli fino al brevetto, costo dai 1500 ai 2000 euro (comprensivo di valigia con bicchieri, 10 libri di testo, 100 etichette da degustare). Non studiano il vino per meglio compiacere un compagno, ma per sé. «Ero curiosa, volevo capire cosa c’è dietro il prodotto, la cultura, la storia», racconta Daniela Bellisario, 38 anni, imprenditrice. «Io che faccio corsi su corsi, sempre finalizzati al mio lavoro, stavolta ho studiato soltanto per passione, un lusso». Claudia De Gasperi, 28 anni, romana, project manager informatica dice che non poteva più farne a meno: «Da anni mio padre mi stappa bottiglie davanti al naso ma io ne capivo proprio poco. Ora posso tenergli testa. E occuparmi della vigna che abbiamo in Sardegna, 1500 litri all’anno di Nebbiolo e Moscato». Daniela Scrobogna, maestra sommelier dell’Ais conferma: «Le donne sono molto serie ed entusiaste, alla fine vorrebbero tutte mollare il lavoro e fare soltanto le esperte di vino». Cristina Pizzingrilli, 28 anni, biologa, completa la vendetta enologico-femminile: «Ho imparato a bere meno ma molto meglio di prima. Gli uomini mi sottovalutano, pensano sempre che di bottiglie e annate non capisca niente. A tavola mi fanno scegliere e restano sorpresi. Specialmente al momento del conto».

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