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Corriere Della Sera

Un nerello in purezza: il Passopisciaro è uno dei «cru» proposti dai migliori vignaioli d’Italia, conosciuti e no ... Il 5, 6 e 7 dicembre, Leoncavallo, prima Fiera dei Particolari/Critical Wine. Una proposta audace. Ha il consenso di quei ragazzi - per me lo sono - e delle autorità. Affascineremo i cittadini milanesi e non, con i cru dei migliori vignaioli d'Italia, conosciuti e no, senza costo d'entrata, in bei bicchieri e con l'assistenza degli esperti. Si comprenda, alla fine: il vino è un valore reale che ti dà l'irreale. Deve essere bevuto con rispetto ed attenzione. Tra i centinaia di cru della proposta, uno solo non conosco: il Passopisciaro 2001. Ha entusiasmato uno dei miei collaboratori, Fabrizio Furlan. È la prima annata di nerello mascalese in purezza ottenuto dalle tenute di Castiglione di Sicilia, da Andrea Franchetti. Fabrizio afferma: «Mi ha lasciato esterrefatto per la bevibilità e l'eleganza, nonostante i 15 gradi». Adoro Andrea Franchetti, uno degli uomini più colti e ricchi della nostra Patria. Le sue vigne sono preziosa ricerca, per la nostra migliore economia, quella agricola. Gli chiesi, 2002, un aneddoto. Mi guardò sorpreso (è giovanissimo). Rise: «Nel 1992 quando cominciai a piantare diecimila piante a ettaro, venne uno straordinario monsieur Bualean che davanti all'infuocato cemento di Trinoro, bestemmiava i miei progetti e mi chiamava monsieur Cheval Blanc. Aveva tirato gli squadri a tutti i gran cru del Medoc. Dieci anni e duecentomila piante dopo, mi dice che verrà solo da me, perché assaggiati i risultati se piantasse ancora in Italia per la Francia sarebbe une catastrophe, sempre ridendo e bestemmiando». Ciascuno dei suoi vini - se la mia regola severa lo permettesse - avrebbe il Sole (disgustato dai voti, è il solo segno della mia esaltazione). Certo il Palazzi Rosso, a base di cabernet franc e merlot, e certo il Tenuta di Trinoro Rosso, a base di cabernet franc, cabernet sauvignon e petit verdot, e certo il Cincinnato Rosso, a base di cesanese d'Affile. Di cui pur avevo scritto, per l'annata 1999: «Mi inquieta. Non intenso, ma di bel colore, dote che si comunica sia al naso che al palato; sentori in bocca di fiori di ligustro più flora (sembrerebbe marina, ma non è vicina al mare; forse aperta al mare). Sapore in cui prevalgono l'aroma e il calore sulla compostezza».

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