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Corriere Della Sera

Le Vie del Gusto - Antinori celebra il primo dei grandi vini toscani. Una storica degustazione con tutte le annate. San Casciano, trent’anni di Tignanello ... Anniversario di uno scandalo di successo. Trent’anni fa il marchese Piero Antinori stappò la prima bottiglia di Tignanello (annata 1971), vino ribelle, rosso rivoluzionario, che per la prima volta nella storia rinnegò la doc del disciplinare del Chianti Classico per trasformarsi in vino da tavola. Fu un grande successo, che aprì la strada ai Super Tuscan e proiettò la produzione Antinori nell’universo dell’enologia mondiale. Oggi Tignanello non è soltanto l’emblema di un vino, ma anche il marchio di qualità di un territorio. I 47 ettari di vigneto Antinori, nel comune di San Casciano (mezz’ora di auto da Firenze) esposti a sud-ovest su una collina a 400 metri di altezza, sono immersi nel calcaree e nel tufo e dominano la Val di Pesa, cuore del Chianti, tra le province di Firenze e di Siena e a un tiro di scoppio dai centri storici di San Casciano e Tavarnelle. E per celebrare questo successo Antinori sta preparando un grande evento, una degustazione «verticale» delle annate di Tignanello, alla quale saranno invitati esperti da tutto il mondo. Il panorama è quello della Toscana doc: terra color ocra, declivi, piccoli boschi, casali, straduzze, borghi contadini e medievali. Il vigneto del Tignanello è uno spettacolo. Le viti procedono parallele ad altri filari di roccia friabile, infilata sul galestro, terreno argilloso e non omogeneo. «Sono pietre che si riscaldano facilmente con il sole e riflettono la luce - spiega Allegra Antinori, secondogenita di Piero, manager dell’azienda di famiglia -. Così uva e vigneti ricevono calore e luce e crescono e maturano meglio. Le abbiamo risistemante poco tempo fa, le pietre, un lavoro faticoso, eppure anch’esso pieno di fascino. Alla fine ci ha guadagnato non solo la qualità del vino: il panorama è stato impreziosito».
Sopra i vigneti, alle pendici del poggio, gli Antinori hanno creato un agriturismo. Si chiama Fonte de’ Medici (frazione Montefiridolfi), trenta appartamenti ricavati da vecchi casali e finemente arredati con mobili d’epoca, caminetti, arcate riportate a mattoni rossi. Nel giardino ci sono antichi carri contadini, utensili trasformati in monumenti e un frutteto con ciliegi, susini, peschi, albicocchi, fichi, castagni, mandorli, peri e meli. Poco più avanti anche un piccolo frantoio dove si produce olio extravergine fruttato. I dintorni sono uno scrigno di tesori. A Passignano c’è un’abbazia unica, costruita dai monaci vallombrosiani. A Panzano un castello ancora intatto. E nel «capoluogo» San Casciano ci si può immergere nell’antichità e visitare la Tomba dell’Arciere, tumulo etrusco di rara bellezza scoperto nel 1978. Se poi ci si sposta verso Siena, ecco Colle Val d’Elsa, magico borgo del cristallo (è una delle capitali europee) e terra natale di Arnolfo di Cambio, lo scultore e architetto trecentesco che progettò Palazzo vecchio a Firenze. Seguendo la stessa direttrice, una decina di chilometri dopo, ecco Monteriggioni, con le mura merlate che il tempo non ha deturpato. Poco distante c’è Montagnola, una zona da dove è ripartita l’allevamento della cinta senese, il maiale dal pelo striato e dal gusto delicatissimo.
Se si supera Siena, ci si può immergere nella magia delle Crete, dove il tartufo ha ridisegnato il gusto della buona tavola. Già, la tavola. A vini generosi, si abbinano salumi di classe. Come il lardo di cinta senese, per esempio, prodotto dai piccoli maiali dal pelo striato. E ancora i formaggi, pecorino e tartufato, la cacciagione (si può trovare anche il fagiano di una volta) dominata dal cinghiale in umido e naturalmente le zuppe, con fagioli, ceci e farro.

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