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Corriere Della Sera

La ragnatela del banchiere Zonin ... Socio di Hopa e Bnl, prepara le mosse della Pop Vicentina. Un aumento di capitale di quasi 500 milioni di euro «per avere fieno in cascina». Gianni Zonin, numero uno incontrastato da quasi dieci anni della Banca Popolare di Vicenza, ha seguito tutta l’estate dietro le quinte i vari fronti delle recenti scalate bancarie. Il suo istituto ha guardato con interesse alla ex Popolare di Lodi nel tentativo di scalata di Antonveneta. Ha attivato una linea di credito a favore della Magiste di Stefano Ricucci. E ha di fatto offerto a Consorte il proprio pacchetto di Bnl (passato dal 2,8% di dicembre 2004 all’attuale 3,4%): se Unipol in seguito all’Opa lanciata sulla banca romana non dovesse raggiungere il 51% scatterebbe un’opzione call e tutti i titoli passerebbero dalla cassaforte della popolare vicentina a quella della compagnia assicurativa. Nei giorni scorsi il consiglio di amministrazione dell’istituto veneto ha deliberato un aumento di capitale fino a un massimo di 489 milioni di euro. Che Zonin sia parte attiva del risiko bancario in atto non è un mistero. Quello che non si sa è quale colpo grosso abbia in mente. Intra? «È una popolare amica che vuole mantenere la sua autonomia» ha detto il presidente della Popolare di Vicenza a proposito di un suo eventuale interesse per l'istituto di Verbania. Stessa linea per la Popolare dell’Etruria. Allora perché l’aumento di capitale? «Per rafforzare il nostro istituto». Sotto la guida dinamica del presidente-viticoltore la campagna acquisti della Pop di Vicenza negli ultimi anni non ha conosciuto pause, mantenendo il passo verso un obiettivo ambizioso: il passaggio da banca di provincia a banca nazionale. Sempre pronti a nuove acquisizioni? «Certo con un occhio vigile sul mercato. Abbiamo superata la soglia dei 500 sportelli: la nostra dimensione è ben difendibile. Ma noi guardiamo avanti e puntiamo entro 5 anni a 300 nuovi sportelli». Un banchiere sempre a caccia di «buone occasioni»? Chi è in realtà Gianni Zonin, definito l’ultimo latifondista per i suoi quasi 3.600 ettari di tenute, di cui 1.700 a vigneto? Il re del vino o un banchiere con la passione per la vigna? Tutte due le cose insieme. «Io cammino con due gambe» afferma Zonin, 67 anni, la cui famiglia da due secoli risiede e produce vino a Gambellara (Vicenza). Oggi è il maggior produttore di vino in Italia, un impero sparso su 11 tenute in sette regioni diverse. Bianchi, rossi, frizzanti. Dal Nero d’Avola prodotto nel Feudo principi di Butera, in provincia di Caltanissetta al Refosco della tenuta Ca’ Bolani in Friuli, passando attraverso Piemonte, Veneto, Lombardia, Puglia e Toscana, «Sto facendo un pensierino anche all’Umbria e al suo Verdicchio, alle Marche» afferma instancabile il patron del gruppo che si è spinto fino in Virginia (Usa) nella tenuta di Barboursville al motto di «Siamo il produttore per tutti i gusti». Con un giro d’affari a fine 2004 di 76 milioni di euro.
Non solo vigneti nelle sue proprietà, ma castelli, masserie. Dove alla famiglia Zonin (la moglie Silvana e i tre figli Domenico, Francesco che lavorano in azienda e Michele che invece fa l’avvocato) piace incontrare gli amici. In particolare i Zonin amano passare l’estate in una delle più belle campagne del Chianti classico, tra i cipressi di Castello d’Abola dove è un ospite fisso per Ferragosto il premier britannico Toni Blair. Un avvocato, con il diploma in enologia e la propensione per la finanza, Gianni Zonin è inarrestabile (la Pop di Vicenza è anche nel capitale dell’Hopa di Gnutti e dal 2000 ha fatto il suo ingresso in Sicilia con Banca Nuova). E uno strenuo difensore della radice nazionale delle banche italiane. «Come presidente di una popolare non possa far altro che difendere la nazionalità». Delle banche e dei vigneti.

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