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Corriere Della Sera

Dopo il gas, un altro strumento di pressione del Cremlino
Ora Mosca si lancia nella guerra del vino. Un boicottaggio contro Georgia e Moldova ... La guerra del gas non è bastata ed ecco allora che tra la Russia e le riottose repubbliche indipendenti che una volta facevano parte dell’Urss scoppia il contenzioso del vino. Un colpo durissimo per Georgia e Moldova i cui prodotti alcolici vanno per l’80 e l’85% sul mercato russo. È un bel grattacapo anche per il consumatore russo, finito in mezzo a quello che forse è l’ennesimo tentativo del Cremlino di ricondurre a più miti consigli governi «ribelli» che hanno scelto Unione Europea e Usa invece di Mosca. Quelli moldavi e giorgiani sono gli unici vini che il cittadino medio russo si può permettere se vuole sfuggire alla presa della vodka, venduta ovunque a prezzi stracciati. Dal 27 marzo, dunque, i vini delle due ex repubbliche sovietiche sono off-limits in Russia. Per motivi sanitari, almeno stando a quanto ha dichiarato il responsabile della sanità russa Gennady Onishenko, ci sarebbero troppi pesticidi: «Siamo ai livelli 2 e 3 della scala di pericolo». Per dipingere un quadro ancora più fosco, Onishenko ha anche aggiunto che in Russia l’1,6% della popolazione, cioè due milioni di persone, sono alcolizzati e che il 13,4% delle morti è dovuto a intossicazioni da alcool. Dati sconvolgenti, anche se hanno poco a che fare col problema dei pesticidi giorgiani e moldavi tanto che in questi due paesi le reazioni sono state vivacissime e tutte politiche. «Ma quali pesticidi, esportiamo vino in 35 paesi, compresi Francia ed Usa dove i controlli sono rigorosissimi», è sbottato il ministro dell’agricoltura di Tbilisi, il quale ha spiegato che i pesticidi vengono usati normalmente «come in tutti i paesi. Ma sulle piante al momento giusto, e non passano nel vino». Mikhail Saakashvili, il leader della rivoluzione delle rose poi diventato presidente della Georgia, non ha dubbi: «Non è una questione tecnica ma una grave decisione politica». Il suo paese chiede da tempo di entrare nella Nato ed è visto dal Cremlino come un nemico. Lo stesso dicasi per la Moldova, guidato da Vladimir Voronin che pure è un ex comunista.
A gennaio Gazprom, il colosso russo del gas, ha aumentato le tariffe del gas applicate anche a questi due paesi, oltreché all’Ucraina. La Moldova è passato a 150 dollari per mille metri cubi, dopo essere rimasta per giorni e giorni senza gas; la Georgia è salita a 110 dollari. Il blocco dei vini coinvolge in totale 270 milioni di bottiglie che arrivano in Russia annualmente dalla Moldova (26% del mercato) e 45 milioni dalla Georgia (9,8% del mercato). La misura sanitaria scattata il 27 marzo ha fermato anche i quantitativi già in viaggio e nei negozi russi. Duecento milioni di bottiglie sono sugli scaffali a Mosca ed in altre città; quindici milioni aspettano di essere sdoganate. E si tratta di merce già pagata da aziende russe che ora sono inferocite. Il risultato di tutto ciò? Secondo Piotr Kanigin, uno dei maggiori importatori, non c’è dubbio: «Aumenterà in maniera esponenziale il contrabbando».

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