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Corriere Della Sera

Cibi light o resistenti? Destra e sinistra a tavola
Crostata o cassoeula, gelato o formaggio: le passioni di politici, artisti e letterati. Due giorni di dibattito (e mangiate) in provincia di Reggio Emilia dove nacque la prima Casa del Popolo ... È noto che i gusti alimentari degli uomini di cultura e dei politici sono tra i più stravaganti. Se Leopardi era ghiotto di caramelle e gelati, Casanova - confessa all'inizio delle sue memorie - cercava cibi saporiti e formaggi con quei piccoli amici che fanno inorridire i dietologi. Giuseppe Pontiggia era sempre a dieta ma se lo vedevate dinanzi a una fetta di salame avreste capito cos'è la lievitazione. Chi scrive potè osservare il filosofo Ludovico Geymonat che, con fare sornione, alla fine di un pasto catturò bocconcini di grana e afferrò un «bel bicchierino di grappa» sfuggendo dalla rigida dieta a cui lo aveva sottoposto la moglie Gisèle. Possiamo inoltre testimoniare la gioia di Riccardo Muti dopo una frittatina alle erbe e l'orgoglio di Arturo Benedetti Michelangeli che ci preparò degli spaghetti al pomodoro (con molto peperoncino). Indro Montanelli, che pranzava con due fagioli toscani e mezzo pomodoro, ci raccontò di Riccardo Bacchelli che a un Premio Bagutta, suscitando orrore e perplessità, si fece portare una scodella con occhi di vitello. Napoleone mangiava così in fretta che gli invitati si recavano alla sua mensa già sazi; Hitler era vegetariano, Stalin molto parco (e, stando ai documenti sino ad ora emersi, non si è mai nutrito di bambini).

Non sono che esempi. Comunque oggi e domani, a Massenzatico (Reggio Emilia) nella magione di Camillo Prampolini (dove nacque la prima Casa del Popolo in Italia), si terrà il convegno «Tavola proletaria e narrativa sociale». Le parole si inchineranno alle portate, e viceversa; si farà ancora una volta un po' di filosofia della cucina (con esercitazioni). In programma interventi di personalità come Edoardo Sanguineti e Carlo Lucarelli; sono promessi un «buffet alternativo», «lambrusco a sfare» et similia. C'è un côté serio, come le relazioni sul cibo dei poeti della rivolta (Giovanni Biancardi) o quel che c'era sulle tavole dei liberi pensatori (Federico Sora) o sui «cibi resistenti» (Giacomo Notari), tuttavia il clima che si desidera creare è la riflessione con godimento gastronomico.

Queste due giornate di incontri e di mangiate rappresentano in sostanza anche un tentativo di stabilire quale sia il cibo di sinistra e quale di destra, stando almeno all'idea programmatica che cerca di «capire lo spirito e il senso della tavola operaia», anche se in molti credono che nelle tradizioni della sinistra ci siano soprattutto cibi nutrienti e calorici, adatti a fornire al corpo le energie necessarie al lavoro manuale.

Dal canto nostro, possiamo soltanto aiutare gli organizzatori ricordando loro di non cadere in pericolose generalizzazioni. Così, per fare qualche nome, diremo che l'attuale presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ama la «cassoeula»; che Giovanna Melandri non sopporta le merendine confezionate; che uno degli uomini di rilievo della Lega come Roberto Calderoli è goloso di anguilla alla griglia ma non dei cachi, a causa di un'indigestione infantile. Tutte cose, d'altra parte, che si possono leggere nel libro di Silvia Rossi «Onorevoli a tavola» (Gambero Rosso).

Inoltre, un politico può nutrirsi con coerenza ideologia. Ad esempio, Francesco Cossiga - sostengono i ben informati - ha varcato più volte la porta di un McDonald's per solidarietà con gli Usa in occasione di una visita di Bush a Roma. Altre volte l'uomo pubblico è fedele alle proprie tradizioni: Castagnetti adora le tagliatelle al ragù e la tagliata con patate al forno. Ancora: Berlusconi odia l'aglio ma apprezza la crostata di mele, il senatore Dell'Utri è ghiotto di pesce crudo (alla giapponese) e Bondi di straccetti di vitella.

Altre notizie sull'argomento, risalenti a qualche anno fa, le troverete nel saggio di Filippo Ceccarelli «Lo stomaco della Repubblica» (Longanesi). Né va dimenticata, per un eventuale arbitrato, la canzone di Giorgio Gaber «Destra-sinistra», dissipatrice di dubbi: «una bella minestrina» è di destra ma il minestrone è di sinistra, il culatello è di destra ma la mortadella di sinistra, la cioccolata svizzera è di destra, la nutella sta a sinistra.

Piccola confidenza personale. Dopo aver incontrato non lungi da San Pietroburgo un funzionario che accompagnava le delegazioni italiane in Unione Sovietica, abbiamo saputo che Togliatti era appassionato di pelmeny, ravioli fatti con tre carni e erbe aromatiche piuttosto cariche. Né disdegnava gli sproti in scatola, specie di sardine del Baltico affumicate sott'olio. Accompagnava tali leccornie con del vino georgiano, del Mukuzani per l'esattezza. Che non dispiaceva nemmeno a Stalin.

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