02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Corriere Della Sera

Ragazzi, non fatevi il fegato grasso ... La steatosi epatica non colpisce soltanto gli adulti: ne soffrono anche bambini e adolescenti Sotto accusa il sovrappeso, la dieta equilibrata e la scarsa attività fisica Fino a ieri si credeva che certi disturbi del fegato fossero tipici dell’età adulta, ma non è così. Il fegato grasso (o steatosi epatica), solitamente attribuito al consumo eccessivo di alcol, si riscontra sempre più spesso anche in persone che non bevono alcolici e in giovane età.
A conferma basta citare uno studio americano, recentemente pubblicato su Pediatrics, dal quale è emerso che addirittura un bambino su dieci presenta un eccesso di grasso nel fegato. Perché occuparsene? Innanzitutto, perché la steatosi epatica è anche in Italia la malattia del fegato più frequente non solo nell’adulto, dove la prevalenza si stima sia del 20-30%, ma anche nel bambini. In secondo luogo, perché, sebbene la steatosi epatica non alcolica rappresenti una condizione del tutto asintomatica - spesso scoperta casualmente dopo aver rilevato un’alterazione degli enzimi epatici - può, potenzialmente, evolvere in steatoepatite, nella quale l’accumulo di grasso si associa con infiammazione del fegato, che a sua volta (fortunatamente con frequenza molto bassa) può trasformarsi nel tempo in cirrosi epatica, con danno permanente del fegato. Non è ancora del tutto chiaro quale sia la causa del fegato grasso.
Il fegato sembra essere un organo bersaglio della sindrome metabolica: un insieme di disordini metabolici (obesità a livello addominale, alterazioni della glicemia e del quadro lipidico) e non metabolici (ipertensione arteriosa), che favoriscono lo sviluppo di diabete mellito e di malattie cardiovascolari legate con l’arterosclerosi. La steatosi epatica condivide con queste alterazioni la causa: la resistenza all’insulina, una condizione in cui i tessuti diventano meno sensibili all’azione dell’insulina, l’ormone prodotto dal pancreas necessario per far entrare il glucosio nelle cellule e successivamente per metabolizzarlo. La cellula epatica diventa, in pratica, «incapace» di utilizzare correttamente il glucosio, che viene trasformato in grasso e depositato nella cellula.
E sia l’obesità che la resistenza all’insulina si riscontrano con grande frequenza in chi ha il fegato grasso. Che cosa fare, dunque? L’abbiamo chiesto a Massimo Zuin, docente di Medicina interna dell’ Università di Milano e responsabile dell’Unità di epatologia e di gastroenterologia dell’Azienda ospedaliera San Paolo dl Milano.
«Attualmente - spiega - non esistono farmaci che possano far regredire questo accumulo di grasso nel fegato. Ma anche se ci fossero, si tratterebbe di un intervento riduttivo, tanto più nel bambino. Il fegato grasso si associa in quasi il 50% del casi all’obesità, ma è presente frequentemente in chi è semplicemente sovrappeso. Bisogna considerare la steatosi epatica come parte della sindrome metabolica e come una spia di un’alterazione del metabolismo che comporta un aumentato rischio di arterosclerosi e quindi di malattie ben più gravi del fegato grasso». «Diventa così fondamentale - prosegue Zuin - curare la sindrome metabolica nel suo complesso, con interventi volti a modificare lo stile di vita attraverso un adeguato livello di attività fisica e una graduale perdita di peso con diete a ridotto contenuto di zuccheri». Conviene, invece, evitare un dimagrimento troppo rapido e privilegiare una migliore educazione alimentare. «Va ribadita - riprende Zuin - l’importanza di fare attività fisica - corsa, cyclette, nuoto - almeno tre, quattro volte la settimana.
Il moto inizialmente aiuta a perdere peso, poi a mantenere il risultato raggiunto.
La perdita di peso, se adeguata, è seguita da una regressione della steatosi epatica e da una normalizzazione dei test epatici». Prosegue Zuin: «Il fegato è un organo fedele, generoso e resistente che, come tutto l’organismo, si giova di un’alimentazione equilibrata accompagnata da un adeguato livello di attività fisica. Inoltre l’alcol, fra le sostanze di consumo abituale, è notoriamente il più nocivo per il fegato: va sempre limitato e, quando necessario, abolito, per evitare un danno progressivo, sia in corso di epatopatia steatosica sia in presenza di malattie epatiche croniche ad eziologia virale». «Inoltre, - dice Zuin - ricordiamo che non solo alcuni farmaci (anche di comune impiego), ma anche composti presenti in prodotti omeopatici o di erboristeria (anche prescritti a scopo dimagrante) possono indurre un danno epatico diretto o di tipo allergico».
Tra i principali responsabili della steatosi epatica non c’è, però, solo 1’alcol. L’eccesso di grassi è stato più volte messo sotto accusa: uno studio, pubblicato su Hepatology, suggerisce che, sull’animale, una dieta ricca di grassi è di per sé in grado di indurre la comparsa di fegato grasso anche se non causa aumento di peso. «Al di là della trasferibilità dei dati all’uomo, - commenta Zuin - a mio avviso il problema va visto in termini più ampi della steatosi. Un’alimentazione troppo ricca di grassi comporta un’introduzione eccessiva di calorie, sovrappeso, alterazioni dei lipidi nel sangue e anche steatosi: ecco perché l’eccesso grassi va evitato. Potrebbe essere fonte non dl un solo guaio, ma di una catena di guai».

L’alcol è ancora più pericoloso se si hanno chili di troppo...
Tra i disordini alimentari causa di steatosi, un discorso a parte va fatto per l’alcol. L’alcol di per sé può provocare steatosi e il suo effetto negativo è amplificato se il soggetto è sovrappeso o obeso. Come emerge dallo studio «Dyonisos» condotto nel nord Italia, gli obesi che sono anche forti bevitori presentano nella quasi totalità steatosi epatica. In altre parole, se eccedere con l’alcol fa male al fegato, anche l’obesità non è da meno. Un altro aspetto da tenere in considerazione è che l’alcol è spesso il fattore determinante della progressione della steatosi semplice verso steatoepatite e cirrosi.
Ci sono dei limiti al di sopra dei quali l’alcol è tossico. L’Oms consiglia di non superare i 30 grammi di etanolo al giorno per l’uomo e i 20 per la donna (un bicchiere piccolo divino, o una lattina di birra ne contengono 12). In realtà, anche per dosi inferiori esiste una sensibilità individuale, verosimilmente su basi genetiche, e il grado di tossicità è anche influenzato dal tipo di bevanda e dalla modalità dell’assunzione (a parità di quantità, si ha maggiore tossicità per i bevitori del week-end rispetto a quelli giornalieri). In ogni caso, quando è presente steatosi è opportuno ridurre drasticamente o meglio eliminare del tutto l’alcol.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su