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Corriere Della Sera

Truffa dei vini d’elite, all’estero falsi Barbera e Brunello ... Banda sgominata dai Nas: i frodatori, italiani, “producevano” anche Chianti, Amarone, Gavi e grappa. Etichette e bottiglie “copiate”: in Germania e Danimarca rossi da tre euro venduti a 30... Avanza inesorabile la frontiera del falso e conquista anche le vigne. Dopo le magliette, gli occhiali e gli orologi delle griffe più famose, ora sono i migliori vini italiani a finire nel mirino dei falsari. E questa volta non per mano cinese.
I carabinieri del Nas hanno stroncato un traffico imponente di bottiglie contraffatte di Brunello di Montalcino e Barbera che dall’Italia finivano in Germania e in Danimarca. Dentro c’era vino di scarsa qualità, ma fuori campeggiavano le etichette, copiate nei minimi particolari, di alcune rinomate cantine. Dieci le persone denunciate, sette per associazione a delinquere finalizzata a una lunga serie di reati come contraffazione del sigilli di Stato, frode in commercio e vendita di prodotti con segni mendaci aggravata dall’uso di denominazioni di origini protette.
Sono tutti italiani e “producevano” anche Chianti, Amarone, Gavi e persino grappa. Ci sono voluti due anni ai Nas per identificare i responsabili di un sistema tortuoso, efficace e molto redditizio, che è stato scoperto per puro caso. A dare il via all’indagine, infatti, è stato un imprenditore che fa parte del Consorzio tutela Barolo il quale all’inizio del 2005, mentre era in Danimarca, notò in un’enoteca alcune bottiglie di Barolo prodotte da cantine piemontesi delle quali non aveva mal sentito parlare. Per il semplice motivo che non esistevano.
Vini doc (denominazione d’origine controllata) e docg (controllata e garantita) inesistenti che erano venduti anche in Germania e su internet insieme ad altri apparentemente veri. Firmò una denuncia dando il via a un’inchiesta dei Nas di Alessandria coordinata dalla Procura di Alba. Per risalire il fiume divino, pari ad almeno 120 mila bottiglie l’anno a partire dai 2004, i carabinieri del Nas hanno dovuto chiedere la collaborazione della polizia tedesca. cosi che hanno scoperto che il vino proveniva dalla Puglia o dal Piemonte, ma era normale vino da tavola che gli indagati acquistavano in nero a centinaia di migliaia di ettolitri che poi venivano trasportati in Piemonte stoccati e imbottigliati da una cantina di San Damiano d’Asti e da un’azienda vinicola di Santo Stefano Roero.
Le bottiglie poi partivano alla volta del magazzino centrale di Eltville, una cittadina tedesca a 50 chilometri ad ovest di Francoforte. Era li che venivano applicate le etichette e i sigilli di stato obbligatori per i doc e docg, anche questi falsi e come le prime stampati vicino ad Alessandria. Le bottiglie passavano da alcuni grossisti o venivano acquistate direttamente da ristoratori o dai clienti su Internet.
I grossisti che sapevano che si trattava di vino falso non pagavano più di 3 euro la bottiglia, quelli ignari spendevano il doppio per un prodotto che non valeva più di 30 centesimi. Costi che lievitavano fino a 30 euro e oltre per il consumatore finale convinto di bere un vino pregiato che sul mercato può anche essere venduto a più di 100euro.
A febbraio scorso il primo blitz dei Nas che hanno sequestrato l’azienda vitivinicola in provincia di Cuneo e la cantina abusiva in quella di Asti dove hanno trovato 281 mila litri di vino “anonimo”, circa 12 mila bottiglie senza etichetta e 85 mila contrassegni di Stato falsi. Nonostante questo intervento, però, gli indagati hanno continuato a “lavorare”.
Ma è in Germania dove la polizia locale ha scovato le prove della truffa e della contraffazione ai danni di due cantine realmente esistenti, una di San Polo di Montalcino (Siena), che produce il Brunello “Poggio San Polo”, l’altra di Braida di Rocchetta Tanaro (Asti) del “Barbera bricco dell’uccellone”. Anche la distilleria della grappa “Levi” di Neive (Cuneo) è tra le vittime dei falsari. Le altre etichette, invece, riportavano nomi di cantine che per assonanza si avvicinavano a quelli di strutture realmente esistenti.

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