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Corriere Della Sera

Tanta società civile, pochi di An ... Mille “invitati” alla cena di Fini... Era prevista un’affluenza di 400 invitati che per cenare con Gianfranco Fini e sostenere la fondazione Fare Futuro da lui presieduta dovevano sborsare 500 euro a persona. E invece a Villa Miani, alle pendici di Monte Mario, si sono presentati in poco meno di mille non certo per gustare un menù sobrio (maccheroncini di farro con i funghi, trofie al sapore di pesce, filetto e verdure, il tutto innaffiato con Pinot grigio Livon e Cadetto rosso Lungarotti). Pochissimi i dirigenti di An, pochi i volti noti (tra cui Rita Dalla Chiesa) e molti esponenti delle professioni e dell’imprenditoria. A fine incontro - si replicherà il 15 a Milano - è stato raccolto circa mezzo milione di euro. “È stato un successo al di là di ogni previsione ”, dice il segretario generale Adolfo Urso, “segno che”, osserva il portavoce di An Andrea Ronchi, “il vento sta cambiando e porzioni di società civile una volta schierate con il centrosinistra si stanno riposizionando ”. “Ho visto in giro gente” conferma l’attore Luca Barbareschi “che fino a qualche tempo fa animava la corte di Veltroni”. Fini, seduto tra Gaetano Rebecchini e il politologo padovano Sabino Samele Acquaviva, gongola compiaciuto. “L’obiettivo di questa iniziativa”, dice, “è quello di andare oltre l’elettorato del centrodestra aprendo una battaglia culturale contro l’egemonia di una sinistra ormai in crisi inarrestabile, preparando così una nuova classe dirigente in grado di onorare un impegno prossimo venturo: quello di governare il Paese in un momento non lontano”. L’ex ministro degli Esteri riconosce che “onestamente, negli anni in cui eravamo al potere, non siamo stati capaci di trovare chi potesse tradurre le politiche del centrodestra. Sono mancate, insomma, le personalità vicine al nostro mondo, per cui a livello di classe dirigente c’è stato un assoluto continuismo”. “E da ciò dobbiamo trarre un insegnamento, dobbiamo risultare attrattivi”, aggiunge Fini. Ma come? A questo scopo viene utile la “fondazione Fare futuro che, in un clima di antipolitica e quindi di diffidenza verso i partiti, consente di avvicinare parti della società civile coinvolgendole in progetti che non abbiano il fiato corto ma ridiano anima alla politica”. L’idea è piaciuta tanto da sedurre e trasformare in soci fondatori, tra gli altri, lo stilista Vittorio Missoni, il gioielliere Gian Maria Buccellati, l’ex rettore della Luiss Marcello Foschini, il vignaiolo Jacopo Biondi Santi, Sergio Vetrella dell’agenzia spaziale italiana, il fisico Angelo Ricci, gli industriali Massimo Berloni (jeans) e Debora Paglieri (profumi). I propositi - farla diventare un laboratorio che sappia parlare a tutto il mondo del centrodestra - sono ambiziosi e già si parla di un grande convegno su “dissidenza e i diritti degli esclusi”, da tenersi entro la fine dell’anno, sfruttando i collegamenti con analoghe fondazioni straniere collegate con il Partito popolare europeo. Ma a chi domanda a Fini se tutto questo non sia un modo per preparare il terreno a una sua candidatura per il Campidoglio giunge una risposta infastidita: “Allora non avete capito nulla di quello che ho detto stasera”.

Lorenzo Fuccaro

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