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Corriere Della Sera

Bollicine, il bio brindisi con Champagne e Prosecco ... Anche in Italia i vini da uve coltivate in modo naturale... Mancano poche ore al brindisi finale, che si farà (secondo tradizione) con le bollicine - italiane o straniere - che debbono essere buone, anzi eccellenti. Ma questo non basta più. Devono essere anche naturali ed ecologiche. In una parola bio, ovvero biodinamico o biologico.
E’ una richiesta sempre più pressante dai consumatori: ha indotto alcuni vignaioli a produrre bollicine con metodi naturali. I1 ritorno alla coltivazione naturale è stato deciso dai francesi. I1 capofila della scuola bio champenoise è Ansèlme Selosse di Avize, figlio del leggendario Jacques Selosse, che da vent’anni ha convertito i suoi vigneti alla biodinamica. Ovvero, niente trattamenti chimici. In cantina si usano solo lieviti naturali, i vini fermentano e si affinano anche in barrique senza alcun trattamento. Il frutto del lavoro di Selosse si traduce in Champagne straordinari, dal gusto intenso e ricco. Sono tutti Blanc de Blancs, cioè prodotti con solo chardonnay, come il Brut Initial, la versione Originale più concentrato e la Cuvée Sostance, (affinata in legno) davvero impressionante. Leclerc Briant è un’altra maison storica di Epernay che ha una gamma variegata di Champagne, interessanti i monocru, ottenuti da una sola vigna. Jacques Beaufort di Ambonnay è un pioniere che da oltre trent’anni si è convertito al bio con metodologie rigorose: i prodotti più interessanti sono le cuvée di singoli Comuni. Molto quotato anche Jean Pierre Fleury di Courteron, terza generazione di una famiglia di viticoltori, che conduce 25 ettari in biodinamico. Tra le sue migliori produzioni il Carte Rouge (un pinot noir) secco e consistente, l’elegante Rosé e la Cuvée Pierre Fleury, dedicata al padre, uno Champagne vecchio stile, affascinante. Tra i giovani vigneron Pascal Agrapart di Avize sta facendo molta strada con una politica biodinamica molto severa, tanto che nelle sue vigne usa il cavallo anziché il trattore. La gamma fatta di soli Blanc de Blancs parte dai 7 crus, assemblaggio delle uve di sette Comuni, per passare al notevole Mineral da vecchie vigne con cinque anni di affinamento, all’Avizoise, con solo uve di Avize che è un Grand Cru, per finire con la grandissima Cuvée Venus un millesimato cli straordinaria finezza che esce in commercio dopo molti anni.

E in Italia? Il biodinamico e il biologico prendono piede nel comparto vitivinicolo, ma con molta fatica nel settore spumanti. Al momento l’unico produttore biologico certificato (cioè con bollino che attesta che le uve hanno superato i severi controlli) di Franciacorta (stiamo parlando quindi di un metodo classico) è Barone Pizzini di Nigoline di Cortefranca, storica azienda che ha riconvertito buon parte dei vigneti al biologico. Il primo risultato di questo grande sforzo è il Saten 2004, ottenuto da sole uve chardonnay, affinamento di tre anni, un vino di grande fascino, carezzevole, netto e molto persistente. I1 secondo Franciacorta, molto interessante, sempre di Barone Pizzini, è il Rosé, strutturato ed elegante al tempo stesso, un caso davvero raro di rosé nel panorama bio. Nella terra del Prosecco emerge invece la figura di Perlage che dal 1993 si è convertito al biologico di Farra di Soligo, azienda che tra i suoi prodotti migliori ha un Prosecco di Valdobbiadene Col di Manza, molto fragrante, piacevole, fruttato, ma anche di bella nervosità. Anche l’azienda Le Carline di Pramaggiore produce un Prosecco frizzante di Conegliano biologico molto soave, sottile, delicato e rinfrescante. Tanti modi per brindare bene a un 2008 sempre più bio.

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