“Semplicità e buon senso Così ho convinto l’America” ... Grande cuoca e formidabile manager, sta alla guida (assieme ai figli - Joe e Tanya - e al socio Mario fiatali) di un piccolo impero della ristorazione italiana negli Usa.
Non solo. Lidia Bastianich, sessantenne, nata in Istria, emigrata in America all’età di dodici anni, è anche una popolarissima show-woman: il suo programma tv “Lidia’s Italy” (dal titolo dell’ultimo libro) è seguito da decine di milioni di spettatori. Insomma, parliamo di una donna che, decisamente, ha sfondato. Eppure, sentite come la definisce, sul sito Internet di “Identità Golose”, Angelo Gaja, il gran sacerdote dei vini piemontesi: “Una perfetta zia dalla quale avere gocce di saggezza, per farsi consigliare, per ascoltare che cosa sa tirar fuori dal suo inesaurìbile pozzo di San Patrizio...”.
Che ne dice, signora Bastianich?
“Gaja ha ragione. Le mie doti fondamentali sono la semplicità e il buon senso. E, scusate l’immodestia, un’ottima capacità comunicativa. Credo di saper parlare di ingredienti e di ricette, con la consapevolezza che il pubblico mi capisca e mi apprezzi”.
Gli inizi dell’irresistibile ascesa fai campo gastronomico. Ci racconti come andò.
“Mi rivedo ventiquattrenne, insicura, in un ristorante del Queens. Allora, la cucina italiana a New York era una strana cosa. L’Italia in salsa d’America. Ricordo spaghetti scotti con sughi molto untuosi, mozzarelle dure come ciabatte. Per un po’ mi adeguai. Poi cominciai ad introdurre i cibi della mia terra natale: il gulasch, la polenta, la iota (zuppa), il frico, l’insalata di polipo. Funzionava. Lo capii quando, da Manhattan, arrivarono i giornalisti ad assaggiare i miei piatti”.
Dunque, era il momento di farsi avanti. Di trasferirsi ad up-town. Il successo del “Felidia”, vero?
“Sì. Nel 1981, lasciai il Queens e aprii il “Felidia”. Che tuttora resta la bandiera del Gruppo. I critici del New York Times gli hanno assegnato il massimo punteggio. Ma, nel frattempo, i ristoranti sono diventati 14: 7 a New York, 7 in altre città degli Stati Uniti. Inoltre, ci sono due aziende vitivinicole in Friuli e in Maremma”.
Ma oggi quali sono i fondamentali della cucina targata Lidia Bastianich?
“Le ricette regionali proposte seguendo il ritmo delle stagioni. Agli inizi, attingevo alla tradizione friulo-giuliana, ora spazio da Nord a Sud. L’essenziale, inoltre, capire i gusti contemporanei. Che declinano leggerezza, freschezza, tendenza al vegetariano. Infine, mi piace giocare con gli ingredienti.
Esempio?
“Servire un trancio di merluzzo del New England, con pappa di pomodoro e un cucchiaio di baccalà mantecato”.
Signora Bastianich, anche ai fornelli di un ristorante le donne rivelano l’identità di genere?
“Si, penso che l’atavica passione del “nutrire”, tipica della natura femminile-materna, offra un punto in più al nostro lavoro”
Chef e manager. A un certo punto, diventa impossibile coniugare entrambe le cose...
“Io mi trovo in questa condizione. L’importante è far crescere i collaboratori. Che seguano la tua filosofia, mantenendo il proprio carattere. Ha presente gli artisti e la loro bottega?”
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