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Corriere Della Sera

“Ora un nuovo rilancio delle nostre bottiglie” ... L’autore dell’“Annuario dei migliori vini”: dopo il metanolo c’è stato un Rinascimento... “Certo che la vicenda ha inciso sull’immagine del vino italiano all’estero, ma non sono preoccupato. Dalle risultanze dell’inchiesta ci sarà un rilancio perché questi fattori determinano sempre una grande risposta, come è stato ai tempi del metanolo”. Per Luca Maroni, degustatore professionista e autore dell’Annuario dei migliori vini, la presunta adulterazione “è una tempesta in un bicchier d’acqua, in ogni comparto ci sono dei malfattori” che nel medio periodo non fermerà quel “crescendo rossiniano” che è il successo dei vini italiani nel mondo. Nulla arresterà, secondo l’esperto, “il rinascimento enologico tricolore”. Un’età dell’oro vinicolo iniziata nei primi anni ‘8o, spartiacque tra “il periodo buio, quello dei vini industriali, stabili, acidi e secchi”, e il decennio successivo “quando ha inizio il restauro agrario sulle viti autoctone”.
Nonostante le rassicurazioni di Maroni, questa storia di acqua e zucchero di barbabietola è un brutto colpo per l’immagine viticola italiana. Anche perché si è sovrapposta alle polemiche sul mancato rispetto delle regole di produzione del Brunello (l’utilizzo esclusivo di uve Sangiovese coltivate nel comune di Montalcino). “Il Brunello è stato il primo, tra i nostri vini, a sfondare sui mercati esteri”, spiega Maroni. il merito va ad un “appassionato” ex presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat “che, nel 1964, alla Regina Elisabetta d’Inghilterra in visita al Quirinale offrì un Brunello di Montalcino Riserva 1945. Assaggiatolo, la Regina se ne innamorò richiedendone una fornitura per Buckingham Palace. Un fenomeno di marketing che esplose ovunque”. Poi, il successo toccò al Barolo, al Barbaresco e, tra i vini moderni, al Sassicaia. La nuova polemica tra “puristi” e conservatori sull’eventuale aggiunta di altri vini al sangiovese in purezza? Per Maroni si può discutere e rivedere il disciplinare di produzione.
“Gli stranieri apprezzano la diversità dei nostri prodotti, la variabilità di uve, di aromi, di profumi. All’estero, acquistare un vino italiano significa acquistare un pezzo del nostro Paese”. Chi apprezza di più sono, in ordine di esportazioni: Stati Uniti, Germania, Inghilterra, Svizzera. “Russia, Cina, India, l’estremo Oriente, il Brasile e l’Argentina sono i mercati emergenti”. Ma, nell’eterna competizione tra vini italiani e francesi, chi vince? “Non si può dire qual è il migliore. I1 settore è come la Formula 1. Tra chi arriva primo e gli altri, spesso è una questione di millesimi”.

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