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Corriere Della Sera

L’esposto di un “purista”. È bufera sul falso Brunello ... Non solo Sangiovese. “Ammorbidire il gusto? Non passerà”. Il caso. Irregolarità segnalate del Consorzio. Biondi Santi: i sospetti c’erano...
Cinque aziende con il vino bloccato nelle cantine e i responsabili indagati dalla procura di Siena con l’accusa di aver “taroccato” il fiore all’occhiello del made in Italy. È lo scandalo Brunello, che sta scuotendo il Vinitaly e a cui hanno dato ampio risalto i media di tutto il mondo. Le aziende finite nel mirino sono Col d’Orcia, Frescobaldi, Villa Banfi, Argiano e Antinori. Ma che è successo davvero? Tutto sarebbe partito da controlli di routine del Consorzio di Tutela del Brunello di Montalcino, che per legge vigila sul rispetto delle leggi che regolamentano la produzione del vino Docg, il cosiddetto (rigidissimo) disciplinare. Spiega Stefano Campatelli, direttore del Consorzio: “La superficie coltivata per la produzione di Brunello a Montalcino è di 2 mila ettari. Il Consorzio ne ha controllati circa 1.700 e solo in 17 di questi, l’1 per cento, ha trovato irregolarità, cioè la presenza di altri vitigni che non sono il sangiovese, ma cabernet e merlot. Lo abbiamo segnalato alla magistratura e ora la bufera rischia di travolgerci”. Ma ci sarebbe dell’altro: l’esposto di un produttore, ligio alla purezza del vitigno sangiovese.
Renzo Cotarella enologo di Antinori coinvolto nella vicenda (con altri 12 nomi) è sconcertato: “Reazione spropositata. Per quanto ci riguarda ci sono state delle irregolarità per dei vigneti non quelli di Brunello, ma del Sant’Antimo Doc, ma è scattata la presunzione per la quale avremmo usato quelle uve per la produzione del Brunello e per questo ci hanno sequestrato l’intera produzione del 2003, che non abbiamo ancora in commercio”.
Stefano Cinelli, proprietario della storica Fattoria dei Barbi è pure allibito: “Si sono messe insieme tante piccole irregolarità fino a voler credere che potessero comporre un grande disegno criminoso che coinvolge tutto il Brunello”.
Comunque sia la vicenda giudiziaria ha introdotto il tema della purezza. Andrea Costanti, erede di una delle più antiche famiglie del Brunello, dice che “la stragrande maggioranza dei produttori di Brunello è per il mantenimento della tradizione, che prevede l’uso esclusivo del sangiovese, ma certo c’è anche qualcuno che vedrebbe di buon occhio l’utilizzo di vitigni internazionali da affiancare in una certa percentuale. Ma è una proposta che non passerà mai”.
Non usa giri di parole Jacopo Biondi Santi, sesta generazione di produttori di Brunello, che replica allo scandalo scoppiato a Vinitaly:
“I sospetti c’erano da tempo, ma non bisogna demonizzare una zona di produzione per alcune irregolarità. A Montalcino ci sono voluti duecento anni per costruire un’immagine al Brunello. Ora dobbiamo distruggerla in dieci minuti?”.

Il comune
Montalcino si trova a 40 Km a sud di Siena, Delimitato dalle valli dell’Orcia, dell’Asso e dell’Ombrone, occupa una superficie di 24.000 ettari. Nel territorio comunale vengono
prodotti anche il Rosso di Montalcino, il Moscatello e il Sant’Antimo

Il disciplinare Brunello di Montalcino Docg
Zona di produzione: esclusivamente il Comune di Montalcino
Vitigno: Sangiovese (denominato “Brunello”)
Affinamento in bottiglia obbligatorio: 4 mesi (6 mesi per il tipo Riserva)
Colore: rosso rubino intenso tendente al granato per l’invecchiamento
Sapore: asciutto, caldo, un pò tannico, robusto ed armonico
Gradazione alcolica minima: 12,5% Vol.
Imbottigliamento: può essere effettuato solo nella zona di produzione

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