02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Corriere Della Sera

Brunello, la sfida dei puristi: sospendere chi sbaglia … Montalcino “Rilanciano la nostra immagine”. Assemblea dei produttori di vino dopo le polemiche… Nel teatro di Montalcino ci sono “quasi tutti”. Piccoli. Medi. E grandi produttori. Di Brunello, s’intende. Ciascuno venuto all’adunata voluta dal consorzio con il suo bagaglio di paure e perplessità. Marco-il-produttore (niente cognomi, per carità): “All’Isvea di Poggibonsi continuano ad arrivare dall’estero richieste di certificazioni aggiuntive del nostro Brunello”. Vittorio-il-consulente, che di cognome fa Fiore: “I giapponesi l’hanno chiesta persino a una delle “mie” aziende in Valtellina”. E il conte-presidente del Consorzio Francesco Marone Cinzano, parlando di “terrorismo mediatico”, si lascia sfuggire: “Un noto ristorante di Tokyo ha tolto il nostro Brunello dalla lista dei vini. Contenti? Ma Montalcino è un solo uomo e vinceremo anche questa battaglia”.

“Un solo uomo”. “Tutti uniti”. Dopo tre ore di riunione a porte chiuse la parola d’ordine è “fare quadrato” e parlare con un’unica voce: quella di un’agenzia di comunicazione di Milano a cui è stato affidato il compito di rilanciare l’immagine del Brunello nel mondo. Ma nel teatro dove ci sono “quasi tutti” i 250 produttori del Consorzio, per ora, è chi non c’è a far discutere di più. Gianfranco Soldera, patron dell’azienda Case Basse, ma soprattutto “produttore tradizionalista”: con una lettera a tutti i soci ha chiesto la sospensione di quanti sono finiti sotto inchiesta. “Dalla qualifica di socio o da un’eventuale carica nel Consorzio sino al chiarimento della situazione per salvaguardarne il buon nome”. Lui avrebbe voluto che le sospensioni fossero comunicate nell’assemblea di ieri, “irregolare per la mancanza del preavviso”. Ma il presidente Marone Cinzano, tra gli indagati come produttore dell’azienda Col d’Orcia, ha replicato: “Nessuna assemblea, solo una riunione informale. E soprattutto: nessuna sospensione”.

C’è chi, a bassa voce, dice che Soldera ha ragione. E chi riconduce il tutto alla vecchia spaccatura tra “tradizionalisti” (che vorrebbero il Brunello fatto solo di sangiovese, come da disciplinare) e “internazionalisti” (che vedrebbero di buon grado anche la contaminazione con altre uve).
Ma chi in sala c’era, racconta anche di una frattura sulla gestione dell’informazione. L’accusa: “Il consorzio sapeva. Perché non ha detto nulla fino allo scandalo?”. L’ufficialità ieri è stata così affidata a un comunicato di 13 righe su carta intestata del Consorzio del vino Brunello di Montalcino: “Non si metta in discussione la reputazione del nostro Paese e del nostro vino parlando di adulterazione e minaccia per la sicurezza del consumatore: non esiste nulla di tutto ciò”. L’ufficiosità è arrivata con le parole di una piccola produttrice che ha lasciato la riunione a metà per raccogliere nuovi ordini dall’America: “Non c’è stata alcuna adulterazione. Ma il fatto è grave. Il messaggio che passa è che, da quello scadente a quello super, non c’è da fidarsi del vino italiano”. Uniti, ma in tutto.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su