02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Corriere Della Sera

L’America: stop al Brunello “impuro” ... La minaccia degli Usa: basta importazioni se non ci saranno le analisi sulle uve usate... Il Consorzio: “Saremo ancora più rigidi nelle regole. Ma qualcuno azzarda: cambiamole... Vengono al pettine i nodi dell’“affaire” Brunello: dopo l’inchiesta della magistratura (6 aziende nel mirino, 93 indagati), le polemiche infuocate, una memorabile assemblea a porte chiuse (psicodramma collettivo?) dei produttori riuniti in Consorzio, ecco, ora, la reazione del mercato Usa. Dove, ogni anno, finisce il 25 per cento dell’intera produzione del nobile vino di Toscana. Dagli Stati Uniti, dunque, arriva la minaccia: a partire dal 9 giugno, scatterà il blocco delle importazioni di Brunello di Montalcino, a meno che le spedizioni non siano accompagnate da analisi di laboratorio che certifichino che si tratti di vino prodotto solo con uve Sangiovese.

Così, infatti, recita il Disciplinare. Ma alcuni vignaioli l’avrebbero disatteso arricchendo il Brunello con Merlot e altre uve per rendere più moderno il gusto. Da qui lo scandalo. Che, in questi giorni, ha spinto l’US Alcohol and Tobacco Tax and Trade Bureau (Attb) a stilare l’ultimatum del 9 giugno. “Intervento pretestuoso”, commenta Francesco Marone Cinzano, presidente del Consorzio. E spiega: “L’inchiesta della magistratura già tutela il consumatore italiano e quello mondiale. Mi sembra che basti”. Ieri, tuttavia, i produttori del Consorzio del Brunello si sono riuniti. E hanno deciso di essere ancora più rigidi nei controlli a tutela e garanzia del loro prodotto. Sia chiaro, l’alta qualità del loro vino non è mai stata messa in discussione; la “purezza” sì. “È importante, comunque - puntuàlizza Marone Cinzano - che la Docg (Denominazione di origine controllata garantita), impressa sull’etichetta, trovi sostanza nei fatti”. L’argomento, insomma, resta caldo. Di sicuro, se ne riparlerà il prossimo weekend alla manifestazione toscana “Alla Corte del Vino”, che si tiene a San Casciano Val di Pesa, presso l’azienda vitivinicola del principe Duccio Corsini. Tra le 350 etichette in degustazione, ovviamente ci sarà il Brunello di Montalcino. Vero o taroccato? “C’è poco da scherzare - dice Corsini -. Comunque, io sono convinto di una cosa: se c’è una regola condivisa, deve essere rispettata fino in fondo. Ciò premesso, penso anche che l’avanzare della ricerca e della tecnologia possa suggerire modifiche al Disciplinare. Noi del Consorzio del Chianti classico, per esempio, negli ultimi vent’anni, l’abbiamo modificato più di una volta. Potrebbe succedere anche al Brunello”.

Certo la lettera/ultimatum dell’Attb è dura. Parla di “un caso di inganno ai danni del consumatore americano” e lamenta il fatto che, nonostante le ripetute richieste all’Italia, non vi sono state risposte, informazioni sui produttori e le etichette coinvolte. “Una volta forniti questi nomi - puntualizza - potremo limitare la nostra richiesta di blocco”. Marone Cinzano minimizza: “Bisogna leggere tra le righe; questa missiva fa parte di un carteggio tra autorità di due Paesi, Italia e Usa, in una fase negoziale”. Del resto, se lo stop alle importazioni venisse davvero attuato, i danni economici previsti sarebbero ingenti: dai 20 ai 30 milioni di euro. Senza contare l’impatto sull’immagine di uno dei marchi più nobili della viticoltura italiana. Forte di un’esportazione nei Paesi del mondo, per il 62% dell’intera produzione. Nel 2007, il giro d’affari del Brunello - è stato pari a circa 120 milioni di euro. “Ma i numeri restano buoni, nonostante quello che è accaduto ultimamente”, fa sapere il Consorzio. “Danni al mercato non ce ne sono stati”. “A proposito del ventilato blocco - conclude - stiamo lavorando per risolvere il problema e trovare un accordo”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su