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Corriere Della Sera

“Dobbiamo farci inghiottire dal paesaggio. Solo così torneremo a costruire con armonia” ... La sfida di Marco Casamonti con la cantina Antinori e un progetto per Lampedusa... Prima di tutto c’è il rispetto della “preesistenza ambientale”, espressione tecnicamente assai dotta per definire un’architettura in armonia con il paesaggio, soprattutto con quello italiano, “un patrimonio unico, di fatto il nostro vero petrolio, la nostra più grande ricchezza”. E poi ci sono i modelli: modelli “passati” come quelli proposti da Ernesto Na-han Rogers, Franco Albini e Ignazio Gardella; modelli “più attuali” come l’insediamento di Cino Zucchi alla Giudecca o la recentissima Torre Albero di Stefano Boeri all’Isola di Milano.
Per Marco Casamonti (1965), fondatore con Giovanni Polazzi e Laura Andreini dello Studio Archea di Firenze (nonché direttore della rivista Area), il presente “eco-sostenibile” è però, in particolare, quello della cantina da lui progettata per gli Antinori nel Chianti, 52mila metri quadrati realizzati appunto secondo una logica sfacciatamente ecosostenibile. E non certo perché
il committente sia un filantropo, ma piuttosto perché “ha capito, sicuramente più di quelli che vogliono solo capannoni informi e bruttissimi, che investire in architetture armoniose può essere davvero redditizio”. Anche se non immediatamente.
Non a caso, dunque, Casamonti (in questo momento impegnato anche nella costruzione di due grandi edifici a torre, uno nel centro di Milano e uno nel centro di Tirana in Albania) è tra i protagonisti di quel “Festarch” di Cagliari, che vede tra i temi più scottanti anche la “preesistenza ambientale”. “Per buona parte del dopoguerra - dice - abbiamo costruito in modo irrazionale, consumando il territorio come se fosse un bene riproducibile, come se fossimo capaci di ricrearlo a nostro piacimento”. Non è così, è chiaro: “Ma ce ne siamo resi conto soltanto quando abbiamo cercato di riconvertire tutti gli spazi industriali dismessi in “realtà abitative” o in spazi nuovamente vivibili”.
Solo di fronte a questa sorta di rottamazione di aree come l’Innocenti di Lambrate “abbiamo capito quali e quante occasioni avessimo sprecato in precedenza”. Così ha finalmente preso corpo la consapevolezza della necessità di uno sviluppo ambientale “responsabile” e “responsabilizzato”. Anche se spesso si tratta di progetti molto più costosi, “per i quali è necessario superare l’ottica ottusa del semplice profitto per giungere a quel profitto, enorme in Italia, che ci può arrivare dal recupero e dal rispetto non invasivo del paesaggio”. Così è nata la Cantina Antinori: “Un luogo importante, ma invisibile Tetto collinare, un punto privilegiato per vedere la campagna senza essere visti; qualcosa che facesse incontrare contemporaneità e tradizione, lasciando intatta la bellezza della collina sulla quale sorge; una cantina che fosse un edificio importante, ma non monumentale e che si nascondesse nel paesaggio”.
Dice ancora Casamonti: “La scommessa di questo progetto era far convivere tradizione e innovazione, una scommessa che è poi quella di tutta l’architettura italiana, dal momento che la gran parte delle bellezze architettoniche del mondo sono appunto concentrate in Italia”. Ed è su questa stessa lunghezza d’onda che è nata anche l’idea di far diventare Lampedusa, per molti solo l’isola del turismo “vip” o in alterativa quella degli “sbarchi clandestini”, qualcosa di diverso: nel primo luogo d’Europa “oil free”, scommettendo (sulla spinta dell’amministrazione locale) sull’energia alternativa, sui pannelli fotovoltaici come sulle pale eoliche, su un porto esclusivamente turistico, su trasporti pubblici e privati affida ti solo ad auto e mezzi elettrici. Insemina, su un’immagine totalmente differente. “Un impegno importante, un lavoro lungo e difficile”, spiega Casamonti coinvolte nell’idillo di questo progetto in una serie di workshop con un gruppo di illuminati studenti della facoltà di Architettura dell’Università di Genova. Le parole d’ordine? Ancora una volta “rispetto” e “ambiente”, l.’obbiettivo: “capire finalmente il ruolo chiave che anche un semplice porto turistico può avere nel sistema paesaggistico”. Di fatto, “realizzare nuove architetture in perfetto equilibrio tra terra e mare”. Più ecosostenibile di così!

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