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Corriere Della Sera

Quelle pazze note spese: in lista detersivi, casse di champagne e pelliccie ... Uno scontrino del supermarket può far trasalire. Di certo il dottor Rusconi, cfo di Sandvik Italia, è sobbalzato sulla poltroncina, quando tra le note spesa di un “suo” capo area, ne ha trovato uno tanto lungo da esaurire ogni necessità domestica (detersivi inclusi) nell’arco di mese. La giustificazione, un invito a cena in casa per i colleghi, avrebbe fatto sbottare Totò in un: “E io pago!”. L’azienda ha, invece, semplicemente rispedito al mittente l’illecita richiesta.
Ma lo scorso inverno in una società d’Oltremanica è successo di peggio. Tra le “business expenses” della trasferta a Francoforte di un manager di area finanziaria è spuntato un: “Pay tv in albergo - film per soli adulti”. Il fattaccio è passato alla cronaca perché il fruitore del servizio (un quarantatreenne preso in contro piede da una reception inaspettatamente pignola), preoccupato del diffondersi d’imbarazzanti pettegolezzi in ufficio (in questi casi parlano anche le pareti), ha chiesto consiglio all’esperta di “Business life” Lucy Kellaway su come salvare la propria reputazione.
Caustica la risposta della simpatica commentatrice del “Financial Times”: “Devi ringraziare che non abbiano riportato anche il titolo. Perché, per la tua segretaria, sarebbe stato ancora più divertente”.
Di fatto, a sentire gli uffici amministrativi, pare che la creatività umana (a tutti i gradi della gerarchia aziendale) tocchi picchi notevoli in ambito “richieste di rimborsi”. Si va da chi infila in nota il cibo per cani a chi mette in conto un esoso giro panoramico in elicottero fino a chi fa applicare un gancio da traino all’automobile aziendale e, poi, non dichiara chilometri personali.
E, ovviamente, non è tutto qui. “Mi sono imbattuto in iscrizioni alla palestra, biglietti del cinema, scontrini di granite, aperitivi e cioccolatini, per non parlare di ticket d’autostrada davvero sospetti: Milano-Chiavari venerdì sera ore 21 e Chiavari-Milano domenica sera ore 21”, si lamenta Stefano Rusconi.
Va detto che uno dei generi più gettonati tra i “furbini del rimborso” è la “mezza verità”: gli specialisti nel campo registrano diligentemente cene, week end, profumi e persino casse di champagne offerti alla moglie come “regali al cliente”.
Non solo: c’è anche lo zoccolo duro delle “note gonfiate”: “Soprattutto nelle trasferte lunghe capita di trovare costi inspiegabilmente alti in taxi e lavanderia”, esemplifica Giovanni Pacco, consulente con oltre 30 anni di esperienza come responsabile del personale nel settore impiantistico in grandi aziende internazionali del gruppo Iri.
Vizietti da “lavoratore subordinato”? Sicuramente. Ma non solo. Basti dire che il sito di consulenza legale “legalzoom.com” ha, addirittura, pubblicato una Top ten delle “spese business” più bizzarre messe a detrazione nelle dichiarazioni dei redditi. Per la cronaca tra le voci figurano: visoni, dentiere e persino ingrandimenti del seno.

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