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Corriere Della Sera

“Il mio no all’anidride solforosa con la biodinamica e i miti greci” ... Da noi non è ancora deserto, ma tra qualche anno, se non facciamo qualcosa, rischiamo di dire addio ai vitigni naturali e al nostro bel clima temperato”. Sembra una profezia della montagna, invece arriva dalle parole di Stefano Bellotti, viticoltore delle colline di Novi Ligure, nell’Alessandrino del Gavi che dà le spalle alla brezza genovese: un nome, una tradizione. Perché trent’anni fa è stato un contadino saggio, Luigi Brezza a far cambiare idea al ventenne Bellotti su come si potesse amare e coltivare la vite. “Con l’agricoltura biodinamica e la mitologia greca: per la prima, l’apporto di Luigi è stato determinante; mentre Dioniso, secondo cui la vite, con radici che devono affondare nel terreno più profondo, avrebbe una funzione moralizzatrice, sono andato a leggermelo, scoprendo che con la terra ci sapeva fare”. Da pochi giorni, lui, i suoi dieci assistenti e la figlia Ilaria hanno terminato di potare e seminare . “Riportiamo vita nel terreno con la rotazione agricola, senza effettuare il diradamento dell’uva che contrariamente a quanto si pensa non garantisce vendemmia di qualità spiega il viticoltore, genovese d’origine mentre la vite va messa in condizione di equilibrio naturale in modo da produrre la quantità giusta di uva”. E bella da vedere. Basta farsi un giro tra i filari coltivati a spalliera, vigneti esposti a sud, per scoprire come i tre tipi di Gavi (Montemarino, Filagnotti e A Demua) riescano a trasformarsi nel tempo. “Per il Filagnotti, tra i miei bianchi più preziosi, la vinificazione spontanea avviene nelle botti di legno d’acacia: tutto questo consente una maggiore sopravvivenza del vino. Pochi giorni fa abbiamo stappato delle bottiglie del 1991, una delizia”, ripassa con orgoglio il produttore stregato dal savoir fare e dalla Renaissance du Terroir firmati Nicolas Joly. Si ispirano tutti al viticoltore Joly e alla sua Rinascita biodinamica i partecipanti a Vinovinovino 2009, la manifestazione in programma a Verona (Villa Boschi, dal 2 al 4 aprile), dove i nemici dell’anidride solforosa, ventisei produttori con La Cascina degli Ulivi di Bellotti a garantirne la presidenza si riuniranno in concomitanza con Vinitaly. “Il mio amico della Loira, nel suo Coulée de Serrant, produce un vino di tutto rispetto”, scandisce, senza invidia, il produttore piemontese. Non potrebbe essere diversamente. Bellotti, il suo fiore all’occhiello ce l’ha: Nibio terre rosse, “dolcetto, rosso rubino, intenso, dalla bassa acidità, mai aggressivo: ne produco 15 mila bottiglie l’anno”, il prezzo? Benvenuti nella vigna coltivata per passione. Risponde: “Il costo dei miei vini oscilla dai 5 euro per un Gavi classico ai 10 del Montemarino, per me una scelta etica più che commerciale; almeno qui, la biodinamica non è un business”.


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