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Corriere Della Sera

Un albo per i sommelier (con laurea) ... Presentata la legge: basta con i corsi improvvisati, serve professionalità... Fa discutere, prima ancora di essere approvato, il disegno di legge che ha, come obiettivo, la creazione di un albo per il sommelier professionista. “Una figura che necessita, per la sua formazione, di un percorso di indiscutibile serietà e professionalità, invece dell’autocertificazione di fatto avvenuta sinora, nei vari corsi e corsetti, delle associazioni privatistiche che formano i degustatori”, ha sottolineato il senatore del Pdl, Piertrancesco Gamba, primo firmatario della proposta, in discussione in Commissione agricoltura a Palazzo Madama.
“Non serve”, è la risposta lapidaria di Terenzio Medri, presidente dell’Ais, l’Associazione italiana sommelier che, in 44 anni di attività, ha sfornato circa quattro milioni di degustatori del vino. “Non ci hanno neppure interpellati. Questo ddl, mi pare, mira a favorire gli interessi di qualcuno, come le università con i corsi specialistici nel settore agroalimentare, piuttosto che garantire gli interessi della professione, che già esiste e ha un percorso formativo qualificato all’interno dei nostri corsi”. Che per Gamba e per altri quattro colleghi di partito, però, non basterebbero. Secondo la loro proposta l’abilitazione avverrà ora con un esame predisposto dal ministero delle Politiche agricole. “Per accedervi - spiega il senatore - sono previsti percorsi all’interno del corso di laurea universitario di Scienze della preparazione alimentare, e nuove ipotesi, come i corsi all’interno degli istituti agrari con indirizzo enologico”. L’Ais, con i suoi 35 mila iscritti, tra i quali si contano 10mila professionisti, e la Fisar, circa seimila iscritti, hanno visto crescere, in modo costante, il reclutamento del 10-15 per cento, ogni anno, con una significativa partecipazione femminile.
“Una svolta necessaria”, secondo il trentenne Luca Cardini, uno dei migliori degustatori italiani, sommelier del ristorante Cracco, a Milano: “La creazione di un albo è un passo in avanti - secondo me - per tutta la sommelierie. L’Ais, fa e da tanto, ma non sottovalutiamo l’ingresso in Università, può essere un fatto di cultura”. D’accordo, e contrario alla linea del suo presidente, anche Savio Bina, sommellier da quindici anni, ex degustatore principe del ristorante di Giancarlo Perbellini, a Isola Rizza: “È giusto che questa professione venga controllata e regolamentata. Troppo business negli ultimi anni e poca crescita culturale, per un mestiere che ha assunto un ruolo importante”. Una proposta accolta con favore anche dalle Città del Vino, l’associazione dei comuni a più alta vocazione vitivinicola d’Italia, che ritiene indispensabile una maggiore responsabilizzazione da parte della categoria. “Questo disegno di legge non porta nulla di nuovo - conclude, critico, Medri - e arriva proprio mentre l’Ais, sta cercando di definire la nuova figura del maitre-sommelier, con un inquadramento contrattuale al secondo livello e non all’attuale terzo, garantito ai sommelier”.

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