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Corriere Della Sera

Chi fa “pub crowl” finisce col giocarsi il cervello ... Alcol. Conferme sui danni neurologici da abuso precoce... Fare il pieno di alcol, come fanno sempre più adolescenti nelle uscite serali nuoce al cervello causando danni irreversibili a livello di un’area essenziale per le funzioni cognitive, l’ippocampo. L’ulteriore conferma degli effetti negativi del cosiddetto “binge drinking” viene da uno studio del Scripps Research Institute di La Jolla, eseguito su scimmie in età adolescenziale e pubblicato sulla rivista Pnas. Gli esperti hanno dato una bevanda alcolica, camuffata con succo di agrumi (come le bevande alcoliche aromatizzate, gli “alcopops”, che spesso segnano l’iniziazione dei giovani all’alcol), a un gruppo di giovani macachi che potevano berne a piacimento per un’ora al giorno. Dopo 11 mesi di “abbuffate”, è stata evidenziata una diminuzione delle cellule staminali neurali e la degenerazione delle cellule nervose dell’ippocampo. “I nuovi dati rafforzano precedenti osservazioni fatte anche sull’uomo - commenta Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’istituto Superiore di Sanità e Presidente della Società Italiana di Alcologia -. Attraverso la risonanza magnetica si è infatti visto che il cervello degli adolescenti che praticano il “binge drinking”, ovvero che consumano almeno cinque bevande alcoliche in un’unica occasione, ha un volume ridotto soprattutto a livello dell’ippocampo, cosa che comporta una diminuzione della memoria del 10-20%, nonché una ridotta capacità di orientamento”. “Il motivo degli effetti devastanti e irreversibili dell’alcol sta nel fatto che prima dei 18-20 anni l’organismo non è capace di metabolizzarlo - spiega Scafato -. Le “abbuffate”, ovviamente, sono particolarmente dannose, ma anche piccole quantità possono esporre un organismo immaturo a rischi. Così come chi inizia a fumare a 15 anni, a 40 rischia di ritrovarsi con un tumore al polmone, allo stesso modo chi inizia a bere alcolici in giovane età è destinato ad avere prematuramente problemi correlati a questa cattiva abitudine, da tumori a disturbi cognitivi. Questo è uno dei tanti motivi per cui sarebbe utile che anche in Italia, come già accade in gran parte dei Paesi europei e non, venisse aumentata l’età minima legale per il consumo di alcol, passando dagli attuali 16 anni ai 18 (affiancando al solo divieto di somministrazione vigente, quello ben più efficace di vendita)”. Il binge drinking è un problema che riguarda circa il 22 per cento dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 22 anni. “Senza contare - aggiunge Scafato - che spesso l’abuso di alcolici a questa età è predisponente e quasi sempre si accompagna all’uso di diverse droghe, prima tra tutte la cocaina”. “Bisogna far capire ai giovani che è sbagliato dare all’alcol un valore “d’uso” e quindi avvalersene per essere più brillanti, come viatico alla leadership o, ancora come spesso accade nelle ragazze, per richiamare l’attenzione degli adulti o della famiglia - conclude Scafato -. Bere esageratamente non causa solo ubriachezza, ma uno stato di intossicazione estremamente nocivo. Non a caso sono in aumento i casi di “collasso” da alcol e di coma etilici registrati negli ospedali italiani. È importante regolamentare con estremo rigore happy hours e pub crawl, le “nuotate” tra i pub, anche fornendo il buon esempio in famiglia, perché lì dove il consumo di alcolici del capo famiglia è più elevato, maggiore è la frequenza di figli che adottano le stesse modalità di consumo”.

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