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Corriere Della Sera

Successi e risorse tagliate. Il paradosso del Salone del gusto ... Torino. Ieri il via all’ottava edizione della kermesse promossa da Slow Food. L ‘allarme degli organizzatori: meno sponsor e fondi istituzionali... Al Salone internazionale del gusto, il meglio dei prodotti agroalimentari italiani, i sapori del mondo, i cibi di strada, espressione di culture locali, i vini, sono esposti su bancarelle di legno povero, cioè i Greenpallet, progettati secondo i principi dell’ecodesign. Che, a fine evento, verranno riciclati/riutilizzati dalle aziende Lavazza e Mapei per la logistica di trasporto delle merci- Cosi, la pratica virtuosa del “buono, giusto, pulito”, slogan coniato da Carlin Petrini fondatore di Slow Food, si esprime anche con la riduzione dell’impatto ambientale. Ma con una valenza in più; l’abbattimento dei costi, in tempi di magra. In verità, girando tra i padiglioni del Lingotto di Torino, dove ieri si è inaugurata l’ottava edizione del Salone del gusto, l’effetto sobrietà si nota ma nulla toglie ai contenuti della manifestazione: far conoscere i prodotti, in stretto legame con i territori di provenienza, e promuovere l’educazione ai consumi Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia, ammette, tuttavia, che l’associazione ha dovuto fare sforzi notevoli per non tradire gli obiettivi. “Ci sono meno soldi - spiega . ed anche noi siamo stati penalizzati dal taglio dei fondi istituzionali. Qualche sponsor è venuto a mancare. Ma eravamo preparati, quindi ci siamo attrezzati. Aggiungo che Slow Food è un’associazione no profit. L’importante è realizzare la mission, non guadagnare”. La maggior penalizzazione economica si è abbattuta su Terra Madre, l’assise mondiale delle comunità del cibo, che da un paio di edizioni si svolge in parallelo con il Salone. E’ la creatura di Petrini. Iniziativa di supporto alla filosofia del movimento della chiocciola, da quando ha deciso di superare l’idea del piacere enogastronomico tout court. La sintesi di Petrini è:
“Mangiare è un atto agricolo”. E l’orto piazzato tra i padiglioni del Lingotto è lì a ricordarlo ai visitatori.
I tagli, dunque, cominciando da Terra Madre. Che vede azzerato il finanziamento di 1 milione 500 mila euro del ministero degli Esteri; mentre la cifra equivalente, nel 2006, del ministero delle Politiche Agricole era già scesa nel 2008 a 600 mila “Per l’edizione 2010, la cifra è ancora incerta - spiega Burdese - Vorrebbero ridurla a 300 mila euro ma noi speriamo ancora di mantenerla a 600mila”. Per il Salone del gusto, i fondi sono calati del 20 per cento circa. Nel 2008, il Comune di Torino e la Regione Piemonte versarono rispettivamente 800 mila euro: quest’anno,640 mila. “Taglio concordato”, puntualizza Burdese. Ciò detto, durante la cerimonia di inaugurazione, il sindaco Sergio Chiamparino e il governatore Roberto Cota hanno garantito il totale appoggio, negli anni a venire, alla manifestazione di Slow Food. Del resto, non è un mistero che proprio da Bra (dove ha sede il movimento) è venuto un supporto formidabile per il rilancio del Piemonte delle eccellenza enogastronomiche. Insomma, il marchio Slow Food-Salone è forte. Prova ne è che, indipendentemente dai colori politici delle istituzioni, ha sempre trovato consensi. Anche a livello nazionale (ieri, il ministro per le Politiche agricole, Giancarlo Galan, ha ricordato le battaglie meritevoli dell’associazione) e internazionale: perfino Dacian Ciolos, commissario Ue per l’Agricoltura, presente all’inaugurazione, ha tessuto le lodi del cibo tradizionale, delle radici, dell’identità. Linea che non è propriamente quella delle lobby di Bruxelles.

I numeri

Gli espositori sono 910, raggruppati in 17 aree territoriali regionali italiane. I presidi sono 288, di cui 182 italiani, 106 internazionali, provenienti da 46 Paesi. Nella superficie di 65 mila metri quadrati si alternano 128 laboratori del gusto, 14 teatri del gusto, 24 appuntamenti a tavola, 12 incontri con l’autore e 27 percorsi per bambini

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