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Corriere Della Sera

… In aula per studiare il business del buon cibo … A lezione Le iniziative didattiche delle università Cattolica e Bocconi e di Slow Food … L’industria dell’alimentare e della ristorazione cerca anche manager e comunicatoti, ma in un modo più “cauto” rispetto a quelle che sembrano essere le reali esigenze. “Dalla crisi e dai ridimensionamenti le aziende sono uscite con un organico ridotto, spesso soprattutto per quanto riguarda le funzioni di sviluppo, indispensabili però per un vero slancio vitale. Gioco forza che con i primi segnali di ripresa le aziende debbano correre ai ripari”, ci dice Davide Mambriani della Smea, l’Alta scuola in Economia agro-alimentare dell’università Cattolica, che ogni anno forma 40 studenti. L’85% di questi trova un’occupazione entro sei mesi dalla fine degli studi, in particolare nel marketing, acquisti, commerciale, controllo di gestione, ricerca e logistica. Da questo osservatorio le realtà emergenti sembrano essere il farmaceutico e il medico per quanto riguarda gli alimenti dietetici, il chimico per la produzione agricola, le attività legate alla gestione del territorio sia sotto il profilo ecologico sia culturale e in generale la green economy. Tutta dedicata all’alimentare è invece l’università degli Studi di Scienze gastronomiche, a Pollenzio (Cn) e Colorno (Pr), nata e promossa nel 2004 da Slow Food con l’obiettivo di formare gastronomi capaci di operare nella produzione, distribuzione, promozione e comunicazione. Ogni anno terminano il corso di laurea e i master circa 15o studenti, stranieri nel 30% dei casi nei corsi di laurea e nell’85% nei master. Buone le possibilità sul mercato. I percorsi di master e laurea magistrale procurano senza problemi tirocini formativi. In generale le possibilità sono nelle cantine di vino, consorzi, aziende piccole medie e grandi oltre a catene e alla grande distribuzione. Altro percorso di qualità è il master in Food and beverage management della Sda Bocconi che dura 12 mesi ed è in inglese.

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