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Corriere Della Sera

Presidente onorario del Fai, difende l’agricoltura. “Ma non sono del partito del No. La Tav, ad esempio, è giustissima”… … “Territorio e natura, l’Italia da salvare” … Giulia Maria Crespi: no alla terza pista di Malpensa. L’Expo? II Nord ha giù dieci aeroporti… “Sa cosa scriveva Guido Piovene nel 1957 nel suo “Viaggio in Italia”? Ecco: sarà un viaggio nella società più mobile, fluida e distruttrice d’Europa. Aveva già capito”. Giulia Maria Crespi, presidente onorario del Fondo Ambiente Italia e dell’Associazione per l’Agricoltura biodinamica, è più preoccupata del solito. Ha in mente molti temi, legati da un filo rosso: tutela dell’ambiente e futuro dei nostri figli: “Sarà una mia supposizione, ma c’è nell’aria una spinta ad accelerare alcune grandi opere per dare la falsa impressione che ci sia occupazione. Pagando un prezzo altissimo: la distruzione irreparabile di pezzi del nostro magnifico Paese”.

A cosa si riferisce in particolare?

“Penso alla terza pista di Malpensa. Sono in pericolo territori straordinari, una fonte di ossigeno e di agricoltura, paesaggi intatti e invidiati dal mondo. Tutto per una massa di voli low-cost... Io non capisco”.

Signora Crespi, lei sa che è in vista l’Expo 2015.

“Il Nord-Italia ha già dieci aeroporti. Basta ottimizzarli e mettere ordine nei collegamenti ferroviari. Finita l’Expo, cosa consegniamo ai nostri nipoti? Cemento inutile! Persino il primo ministro Cameron in Gran Bretagna ha bloccato per ragioni simili la terza pista di Heathrow. Dico Heathrow!”.

Ma così non si blocca lo sviluppo del nostro Paese?

“Guardi, non siamo il “partito del no”. La Tav? Giustissima! II tratto appenninico dell’autostrada? Lo stesso! La corsia camionale per l’Autostrada del Sole? Bene! Ma altre opere sono assurde. Penso al progettato tratto autostradale Broni-Mortara. Verranno cancellati terreni fertilissimi ricchi di fontanili. Persino gli Asburgo li tutelavano ben sapendo che erano tra le più produttive campagne dell’Impero”.

Lei sembra molto impensierita dal futuro dell’agricoltura.

“Sì che lo sono. Per le cifre. I costi di produzione in Italia sono cresciuti del 33% per i cereali e del 21% per il latte. Le stalle chiuse ammontano, negli ultimi anni, a 198.000. In più c’è la cementificazione. Per la Coldiretti lombarda in vent’anni sono stati distrutti 40o mila ettari e altri 53 milioni di metri quadrati lo saranno nei prossimi anni a grandi opere concluse. Quindi da una parte si impoverisce l’Italia di prodotti sani e sicuri negando sostegno agli agricoltori, dall’altra si sfigura il territorio aggravando tra l’altro quel dissesto idrogeologico che continua a provocare disastri ambientali. Quindi un prezzo elevato in termini di vite umane e di soldi: sei milioni di italiani vivono su un territorio a rischio. Lo vuole un altro esempio? Non riesco a darmi pace per il progetto del Millennium Canavese, 65 ettari di terreno intatto di fronte alla Val d’Aosta... una specie di disneylandia, alberghi, supermercati... mi addolora che sia appoggiato da Oli-viero Toscani. Lo credevo un amico dell’ambiente, viste le sue battaglie al fianco del professor Salvatore Settis. A proposito, vorrei aggiungere un punto sull’agricoltura”.

Legato, probabilmente, alla sua associazione...

“Certo. Ho parlato col ministro dell’Agricoltura Galan durante il convegno Sos Agricoltura a Bologna. Gli ho poi scritto. Temo che voglia riaprire la porta agli Organismi geneticamente modificati. Un pericolo non solo per le eventuali coltivazioni specializzate ma per tutto il territorio italiano, per via dell’impollinazione. Ancora non si conoscono le conseguenze vere, reali, dell’uso degli Ogm”.

Però, in alcuni settori, le cose stanno cambiando. Per esempio nel campo delle energie ecosostenibili.

“Indubbiamente sì. Ma anche qui gli errori non mancano, nel nome dei finanziamenti comunitari. L’eolico? Quante pale inutili nel centro-sud, e penso al Molise: in Italia mancano i venti continui e il sistema rischia di non funzionare. I pannelli solari? Bene, ma è assurdo sacrificare per anni ettari di terreni coltivabili destinati a diventare improduttivi per chissà quanto tempo. Centrali per le biomasse? Ben vengano. Ma non gigantesche, come avviene in Toscana: per farle funzionare si rischia di far venire da lontano il legname. Quindi trasporto, combustibile... Un paradosso! Insomma, ci vuole capacità di guardare al domani, analizzando tutte le conseguenze di una scelta”.

Un suo desiderio “operativo”, signora Crespi?

“Sì, ho un sogno. Che il Fai possa gestire al meglio, un giorno, un’area come la Valle dei Templi di Agrigento”.

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