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Corriere Della Sera

Aste record per il vino Il nuovo “bene rifugio” che rende piu dell oro ... Il valore dei grand cru è cresciuto del 57%... Christie’s nel 2010 ha incassato oltre 71 milioni di dollari... Il grande sorpasso è partito da Hong Kong, dove a ottobre una bottiglia di Chàteau Lafite Rothschild è stato battuto all’asta alla cifra di 233.972 dollari. Più redditizio di un lingotto d’oro, con performance migliori addirittura rispetto al petrolio. Il vino, soprattutto quello francese, si impone come il nuovo bene rifugio, anche grazie agli strabilianti risultati registrati nel mercato cinese, dove è cresciuta la domanda dei grandi Chàteaux di Borgogna e dei Sauternes. La notizia è diffusa da Liv-Ex (London International Vintage Exchange Fine Wine Index), l’indice che misura la redditività degli investimenti sul vino, che ha fissato in un +57% la crescita del valore dei rossi, rompendo la barriera dei 400 punti a dicembre. Nella classifica, stilata tra i migliori vini al mondo, hanno conquistato una medaglia d’argento anche alcuni italiani, con il “superTuscan” Sassicaia piazzato al 21° posto, seguito da Masseto e Ornellaia (31 e 32), Gaja (64) e Solain (65). Un dato sorprendente - soprattutto se paragonato alla crescita dell’oro (35%) e del petrolio (20%) -, che ha fatto impennare la presenza di pubblico alle aste specializzate. Non i soliti magnati, piuttosto enologi dal palato raffinato e broker inviati da banche per aggiudicarsi la bottiglia migliore da mettere nel caveau, soprattutto tedeschi, svizzeri, inglesi e statunitensi, in ogni caso clienti fissi che le case d’asta conoscono bene. Nel 2010, Christie’s ha incassato la cifra record di 71 milioni di dollari dalle vendite enologiche in tutto il mondo. E anche se la rivale Sotheby’s non ha reso ancora noti i guadagni dalle aste enologiche per il 2010, ha annunciato che inaugurerà il 2011 con un’asta (guarda caso) a Hong Kong, dove sarà battuto il vino di proprietà del compositore Andrew Lloyd Webber, autore di alcuni dei musical più famosi del mondo, come “Cats” e “li fantasma dell’Opera”, che ha deciso di mettere in vendita 747 bottiglie della sua cantina con molti lotti di pregiati vini Borgogna e Bordeaux. La maggior parte dei vini battuti all’asta proviene infatti da quelle che gli esperti chiamano “pristine cellars”, le cantine immacolate costruite nel corso di una vita e che hanno visto duplicare, se non triplicare, il loro Chateau Haut Brion del 1949 0 del 1961. “Ma la redditività di un vino si misura già nell’arco di 5 anni - osserva Raimondo Romani, titolare con Flaviano Gelardini della casa d’aste di vini romana “Gelardini & Romani Wlne Auction” -. In questo periodo il rendimento può raggiungere anche w per cento: certamente tutto è condizionato da alcuni requisiti, di cui è necessario tener conto”. Altissima qualità, capacità di durare nel tempo, notorietà e richiesta di mercato, rarità: se si sceglie di investire in vini italiani, per esempio, le aree da prediligere sono quelle storiche mentre nella scelta delle etichette è preferibile orientarsi in quelle che negli anni hanno avuto una costante attenzione da parte della critica soprattutto straniera (Parker, Wine Spectator, Decanter). “Dopo l’exploit del vino negli Stati Uniti, ora sono i mercati orientali a determinarne il valore - osserva Pietro Ratti, presidente del Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe Roero -. Il Bordeaux, come sempre, ha fatto da apripista ma ci aspettiamo buoni rendimenti anche dai nostri grandi italiani”. Un certo ottimismo, ma più moderato, trapela dai siti specializzati. “L’investimento sul vino rappresenta un’ottima opportunità - conferma Alessandro Regoli, direttore di Winenews, il sito che registra tendenze e andamenti del settore enologico -, ma si tratta di un’operazione finanziaria che sta al disotto dei ben più robusti beni d’investimento come il mattone e le azioni. Il vino resta una tipologia riservata ad una nicchia di investitori e per di più altamente specializzati, che comunque potranno sempre consolarsi con le parole di Gianni Agnelli: investite in vino, male che vada potrete berlo”. Anzi, per alcuni intenditori, degustarlo rimane l’unico vero “lusso” che una bottiglia di rosso può concedere. “Siamo soddisfatti di essere nella classifica stilata dal Liv-Ex con il Solaia - dice Renzo Cotarella, direttore generale di Antinori -, anche se il valore del vino per noi coincide soprattutto con il piacere di berlo. Lasciamo che il bene rifugio continui a essere il mattone”.

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