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Corriere Della Sera

Parmalat, i fondi puntano su Masera ... Consob in campo. Accordo sulla lista tra MacKenzie, Skagen e Zenit sul 15,3%... Lazard Italia a l lavoro sul dossier. Il titolo di Collecchio vola a Piazza Affari: più 5,4%... “Adesso saranno due mesi e mezzo d’inferno” commenta un banker vicino al dossier Parmalat. L’assemblea per il rinnovo del vertice è in agenda per il prossimo 12 aprile. Ma le indiscrezioni del Corriere sull’intesa trai fondi esteri per lavorare a una nuova lista finalizzata a stoppare un “Bondi-ter” ha accelerato i tempi facendo emergere le mosse già in essere: su pressioni della Consob, intervenuta in seguito alla fiammata in Borsa (+5,48% in chiusura dopo una seduta interamente sugli scudi), ieri un gruppo di soci di Collecchio che detiene direttamente e indirettamente il 15,3% - Skagen, Mackenzie Financial Corporation e Zenit Asset Management - ha fatto sapere di aver firmato un “accordo dico- ordinamento” che scadrà subito dopo l’assemblea per presentare una propria lista congiunta di candidati. Al lavoro ci sarebbe Lazard Italia anche se un mandato ufficiale non sarebbe stato ancora siglato. Agli esperti della banca d’affari l’onere di trovare dei nuovi nomi per il dopo Bondi e valutare il consenso che i neo-consiglieri potrebbero ricevere dal mercato. Allo stato attuale si starebbe pensando a un presidente di garanzia come Rainer Masera, ex ministro del Bilancio ed ex amministratore delegato del Sanpaolo di Torino, la banca che al tempo del crac del 2003 aveva dovuto gestire il maggior numero di correntisti coinvolti con i bond del latte Uht. La disponibilità di Masera sarebbe ancora tutta da vagliare. Ma la sua eventuale candidatura potrebbe trovare l’empatia anche dell’altro socio di Parmalat, in parte la sua ex banca: Intesa Sanpaolo che ad oggi detiene un 2,43%. Altri investitori con quote sotto l’l% avrebbero già manifestato l’apprezzamento informale per il piano Skagen-Mackenzie-Zenit.
C’è inoltre chi ipotizza un ruolo per Carlo Salvatori, attuale presidente della stessa Lazard Italia, che a Parma è stimato (è nel board della Fondazione Teatro Regio di Parma). A Collecchio la notizia è stata ricevuta con filosofia. L’amministratore delegato Enrico Bondi, un po’ il “padre” della Parmalat post Tanzi, sembra convinto di poter rimanere nella partita. In effetti i tempi sono lunghi. E il materiale su cui lavorare (utilizzo della casa da 1,4 miliardi per lo sviluppo e maggiori dividendi) c’è. In passato la lista Bondi era stata presentata da Lehman Italia che aveva anche accompagnato la società di nuovo in Borsa nel 2005. Dopo il crac anche della Lehman il testimone era stato raccolto da Mediobanca che segue la società e che, secondo dati non aggiornati, avrebbe una quota poco al di sotto del 2% nel capitale del gruppo.

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