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Corriere Della Sera

Zonin, il banchiere vignaiolo e la saga lunga quasi due secoli ... La più grande realtà viticola italiana festeggia i 190 anni. Premiato a “Sense of Wine” come miglior produttore... Vignaiolo e banchiere. Non ha dubbi, Gianni Zonin: il suo cuore batte più forte tra i filari che nelle sedute del Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare di Vicenza, di cui è presidente. E dunque, il cavaliere del Lavoro, nato a Gambellara, quando parla di vini tradisce passione e orgoglio, pur nel tono misurato delle parole con tratto low profile di chi è abituato a muoversi su diversi terreni. A volte insidiosi. “Ho realizzato un sogno - dice -. Entrai in azienda circa quarant’anni fa, affiancando lo zio Domenico, il primo vero imprenditore della famiglia. Allora eravamo nel Medioevo. Tra
vigneti e cantina, non è un mistero, si lavorava mediocre- mente. Non c’era tecnologia, gli italiani bevevano tanto e male. Intuii - continua - che bisognava crescere puntando sulla qualità. Di più: personaggi come Gino Veronelli diedero un grande contributo alla cultura enologica del nostro Paese”. Il risultato è che il Gruppo guidato dal cavaliere vicentino festeggia 190 anni di storia (“Tra le carte di famiglia, abbiamo trovato un documento del 1821 che attesta l’acquisizione del primo vigneto”), forte di numerosi riconoscimenti, l’ultimo recentissimo: nell’ambito della manifestazione “Sense of Wine”, promossa a Roma da Luca Maroni, analista sensoriale a livello internazionale, la Casa Vinicola Zonin ha ottenuto il Premio di Miglior Produttore Italiano Assoluto nell’Annuario dei migliori vini italiani 2011. L’indice Quali/Quantitativo Totale dell’esperto e della sua équipe ha valutato la summa dei vini della Casa Madre di Gambellara e delle Tenute italiane Zonin: 9, distribuite in 7 regioni, nelle zone d’eccellenza. In altre parole, il riconoscimento va a un sistema di produrre che persegue la qualità, nell’ambito dei grandi numeri. Oggi, la “Gianni Zonin Vineyards” è la più grande realtà viticola privata: 1800 ettari coltivati, 32 enologi e agronomi, 24 milioni di bottiglie prodotte (più del 50 per cento esportate in 95 Paesi), 90 milioni di euro di fatturato consolidato. Certo, ci si può scontrare con la diffidenza di chi tende a considerare che l’eccellenza abiti tra i piccoli produttori, il cui vanto è di mettere sul mercato un numero contenuto di bottiglie, di curare personalmente il vigneto e la lavorazione in cantina. Il panorama italiano offre molti di questi esempi. Zonin ha fatto un’altra scommessa, e l’ha vinta. Con lungimiranza, ha capito che bisognava allargare l’azienda puntando sui territori giusti. “Quando i vini friulani erano di gran moda acquistai, nel 1970, la tenuta Ca’ Bolani nella Doc Aquileia. Per inciso, zio Domenico era contrario, ma io non cedetti. Vuoi saperne una? Ormai ultraottantenne (è morto a 102 ani), ammise che avevo visto giusto”. Continua: “Nel 1987, fu la volta dell’Oltrepò Pavese, l’area del Pinot e della Bonarda. Acquistai il Bosco. Poi, l’azienda si estese in Piemonte, in Toscana (Chianti, San Gimignano, Maremma), in Sicilia, in Puglia”. C’è pure il sogno americano di Zonin, pioniere della viticoltura di qualità nell’Est Coast: nel 1976 acquista la tenuta di “Barboursville Vineyards”. “Sono stato più bravo del presidente Thomas Jefferson - spiega, con un sorriso -, li quale sosteneva che in Virginia non si sarebbero potuti produrre grandi vini”. Oggi, sulla scia della sua avventura, in Virginia si contano oltre 120 Wineries. Il vignaiolo, banchiere guarda ancora avanti. E non avrà problemi di passaggio generazionale: i tre figli - Domenico, 36 anni, Francesco 35, Michele, 33 - con diversi ruoli, sono con luì. Che tipo di padre è? “Dai loro comportamenti esigo molto. Ma dò autonomia, lascio che sbaglino. Se non sbagli, se non assumi le tue responsabilità, non impari”.

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