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Corriere Della Sera

La pasta a 300 bambini. Uno chef italiano tra gli eroi d’America ... Serato: sfamo chi non ha niente nei Motel kids ... Carlos ha 10 anni, è nato in un motel di Anaheim, in California, e tuttora vive in quella stanza con la sua famiglia. E un “motel-kid”, uno dei quei bambini che crescono in una camera d’albergo, a un passo da sbandati, prostitute e alcolizzati, la fauna dei motel da pochi dollari. Sono i tigli dell’America che non sogna, quella che non riesce a pagare l’affitto di una casa normale e si rifugia in pochi metri quadrati senza bagno e spesso senza cucina. (Dailos è uno dei 300 bambini “salvati” da Bruno Serato, 55 anni, l’italiano entrato nella “Cnn Top 20 Heroes 2011”, la classifica che la Cnn stila scegliendo le 20 persone che con il loro impegno cambiano il mondo. Insieme a Amy Stokes, Roseanna Means, Yuval Roth, Eddie Canales, Anne Hallum, Patricia Sawo e Robin Lim, nella lista degli “eroi” del 2011 c’è anche questo cuoco veneto di San Bonifacio che ha fatto fortuna oltreoceano. La sua storia, rimbalzata prima su People e poi su un documentario trasmesso dalla Cbs, ha fatto il giro del mondo e commosso l’America. Ogni giorno Bruno Serato, titolare di uno dei ristoranti più in voga della California, l’Anaheim White House, nella contea di Orange, serve 20 chili di pasta a 300 “motel-kids” che altrimenti andrebbero a letto senza cena. Da sei anni, con pochi clamori, alle cinque del pomeriggio accompagna in autobus i piccoli “ospiti” al “Boys and girls Club”, un centro di solidarietà per minori in difficoltà, dove serve i suoi spaghetti al pomodoro. Prima di lui, il loro unico pasto era quello servito a scuola. Di sera, al massimo un sacchetto di patatine. “Solo ad Anaheim sono più di 1000 le famiglie che vivono in motel, dove non è possibile cucinare. Quando mia madre Caterina l’ha scoperto mi ha detto: “non possono cenare? Bruno, preparagli tu una pastasciutta! “, racconta Serato.

Ogni sera lascia il suo ristorante amato da Gwen Stefani, Madonna, Jimmy Carter e George W. Bush per cucinare il pasto caldo più atteso da quei bambini: finora ha servito 250 mila piatti di pasta, spendendo di tasca propria duemila dollari mese. Neanche la bolla finanziaria americana lo ha fermato. “Con la crisi i miei clienti sono diminuiti del 30-40 per cento, ma ho acceso un mutuo per tenere in piedi la White House e aiutare i bambini”. Le storie che ha incrociato sono tristi. La bambina bionda e pallida, che è tornata a farsi servire un piatto di pasta per tre volte nella stessa sera. “Ho capito che era a digiuno da giorni”, O la bambina che ha trovato il padre fuori dal motel e le ha detto di andarsene e cavarsela da sola, perché lui non aveva più soldi neppure per una stanza miserabile. “Le abbiamo trovato un tetto”. Armando, a 15 anni si è intascato il biglietto da visita ( e
la promessa) di Bruno. “Voleva lavorare, io gli ho detto di tornare a 18 anni. Tre anni dopo ha bussato al mio ristorante con quel bigliettino, e io l’ho assunto in sala”.

Golosi di salsa al pomodoro, capricciosi davanti ai ravioli agli spinaci, “perché i bambini sono tutti bambini, ricchi o poveri che siano amano gli spaghetti e odiano le verdure”. Di loro Serato si occupa con coscienza, attento al loro sviluppo armonico, fisico e mentale. “Servo anche la pasta al salmone, quella col tacchino o con ingredienti ricchi di Omega 3: l’obesità è già un problema delle classi povere americane”. Per la loro crescita spirituale, Serato ha una ricetta diversa. “Ogni tanto 11 porto con me al ristorante, perché Capiscano che la vita non è solo un motel o un centro d’accoglienza”. La squadra olimpica di pallavolo e quella di hockey, clienti abituali della White House, ogni tanto vanno a trovare i “motel-kids” all’ora di cena. “Quando vedono quegli atleti rimangono strabiliati, allora io dico: vedete ragazzi, crescete in fretta, anche voi potete diventare campioni!”. Qualche “motel-kid” ce l’ha già fatta. “Uno di loro oggi è un ricercatore di fama alla Oxford University. Questo premio della Cnn lo dedico a tutti i motel-kids d’America, a mia madre e all’Italia”.

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