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Corriere Della Sera

Un bicchiere di ottimismo ... L’aroma dei nostri vini torna a primeggiare nel mondo L’eterna sfida con la Francia... Italia-Francia, l’eterna sfida. Dalla crisi libica alla ristorazione, dal calcio alla moda, fino ad arrivare, ovviamente, al vino. Per il 45° Vinitaly (dal 7 all’il aprile a Veronaflere) le cifre ufficiali sono affidate all’Oiv (Organisation internationale de la vigne et du vin), che pone l’Italia al secondo posto come produttore mondiale di vino con ,6 milioni di ettolitri dietro la Francia con 44,8 milioni. Ma le stime di Assoenologi sono diverse. Per l’organismo italiano noi abbiamo prodotto 45,5 milioni di ettolitri sopravanzando così i cugini.

Sono Giovanni Zonin, presidente dell’omonimo gruppo vitivinicolo italiano che spazia dall’Oltrepò pavese alla Sicilia, Roberto Anselmi, titolare dell’azienda dl Monteforte d’Alpone (Vr) e Giuseppe Martelli, direttore di Assoenologi e Piergiovanni Pistoni, presidente Federazione Vitivinicola di Confagricoltura, a tentare di dirimere l’annoso contrasto tra i due colossi del vino mondiale.
“Il mercato - esordisce Giovanni Zonin - si è ripreso. Le cantine si stanno lentamente svuotando. Sono abbastanza ottimista, l’Italia del vino crescerà in qualità e vendite”. Il nostro Paese sta beneficiando dei passaggi a vuoto dei nuovi concorrenti come Australia e Cile che hanno dovuto superare due gravi avvenimenti: la siccità e il terremoto. Nel mondo la richiesta non è diminuita: nel 2010 è andata tra i 232 ai 247,6 milioni di ettolitri. Australia e Cile producendo meno non hanno potuto soddisfare la domanda e l’Italia ha sottratto fette di mercato alle due rivali Ma la produzione meno abbondante è sempre sinonimo di pregio? “Non sempre il rendimento più basso significa maggiore qualità - riprende Zonin -. La vite deve avere Il suo equilibrio e per essere In stato ottimale dovrebbe generare tra uno e due chili di uva. “.

Il tema dei prezzi è più che mai attuale. Nella grande distribuzione oramai si trovano vini a 2-3 euro. Il produttore è tutelato? “Questi vini - dice Roberto Anselmi - non sono affatto cattivi o imbevibili, perché l’enologia negli ultimi anni ha compiuto passi da gigante”. Allora perché il prezzo è così basso? “Il valore economico di base di queste bottiglie è contenuto. Per cui molti agricoltori preferiscono dare le uve alle grandi cooperative, invece che produrre vino per conto proprio. Le cooperative, realizzando vino sfuso, lo rendono più economico per il consumatore”.
Ma tipa vigna è sempre redditizia? “ È “sua maestà il consumatore” a stabilire il successo o l’insuccesso di un’etichetta - sostiene Giuseppe Martelli, direttore di Assoenologi -. Ogni vitigno ha una sua curva di produzione che a un certo punto si incrocia con quella della qualità. Ci sono dei vitigni che danno il meglio con limitate produzioni, altri che danno un carattere al vino anche con produzioni più elevate. Le pratiche nel vigneto vanno stabilite e calibrate a seconda di quello che si vuole ottenere, sicuramente per tuffi l’eccesso di prodotto è sempre negativo. Ecco perché si è proceduto in questi ultimi anni nella pratica del diradamento dei grappoli e nella potatura verde (ovvero la rimozione delle piante quando i grappoli non sono ancora maturi, ndr.)”.

La Commissione ha finanziato l’estirpazione di circa 175 mila ettari in tre anni in tutta la Comunità. Ciò ha portato all’eliminazione di 6,5 milioni di ettolitri di vino di valore irrilevante. “Tuttavia l’estirpazione definitiva - osserva Piergiovanni Pistoni presidente della Federazione Vitivinicola di Confagricoltura - non è uno strumento efficace per la riduzione delle eccedenze, non sono convinto che serva una politica del genere. Soprattutto a livello europeo, si rischia una contraddizione: perché nel 2015 entrerà in vigore la liberalizzazione dei diritti di impianto dei vigneti. E dobbiamo anche considerare che fuori dal nostro Continente sono sempre di più i Paesi aggressivi che continuano ad ampliare il loro potenziale produttivo. Gli altri si rafforzano mentre noi ci indeboliamo”. A questo punto, in prospettiva, forse non è il caso di continuare nella rivalità con i nostri “cugini” francesi.

260: I milioni di ettolitri della produzione mondiale di vino nel 2010. Rispetto al 2009 si è avuto un decremento del 4%

232: I milioni di ettolitri di vino consumati nel pianeta. Nel 2009 gli amanti del buon vino erano arrivati a 236,7

3,9: in nmiliardi di euro il valore dell’export italiano nel 2010 che segna un +11,7% rispetto al 2009

+23%: Le esportazioni dell’Italia verso le nazioni extra Ue (Russia +59,6%, Canada +28,6%, Svizzera +12,5%, Usa +11%)

13,5: In miliardi di euro il valore del vino in Italia a cui si devono aggiungere circa 2 miliardi di indotto

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