02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Corriere Della Sera

Nella corazza di una “tartaruga” la cantina diventa un’opera d’arte ... Arnaldo Pomodoro: “Sui colli umbri il mio debutto da architetto”... Il maestro al lavoro per la nuova struttura della famiglia Lunelli... La cantina “firmata” dall’archistar? Oggi è il biglietto da visita dei produttori di gran nome, orgogliosi del buon vino e del loro architetto. Ma adesso c’è un famoso scultore, Arnaldo Pomodoro, che, unico al mondo, si è cimentato in questo genere di progettazione. “Costruire un edificio non è come lavorare a una scultura - dice l’artista -. Ho accettato, quasi sfidando me stesso”. L’ha fatto, accogliendo la proposta di una famiglia di viticoltori amici, i Lunelli di Trento, la cui notorietà è legata allo spumante “Ferrari”, azienda ultracentenaria. Da alcuni anni, i vignaioli trentini hanno deciso di diversificare con i vini rossi, acquistando tenute in Toscana (Podernovo) e in Umbria (Castelbuono). E proprio qui, sulle colline di Bevagna (Perugia), si sta lavorando alla cantina di Arnaldo Pomodoro, che sarà inaugurata nella primavera del 2012. L’elemento più originale dell’opera, architettonica e sculturale insieme, è il tetto a carapace in legno e rame, somigliante cioè alla parte superiore del guscio della tartaruga: autentica folgorazione, nella testa dello scultore. “Questa idea - confida - mi venne durante il primo viaggio di esplorazione del luogo prescelto. Ero in auto, assorto in quel pensiero...”. Curiosamente, il viaggio e l’automobile scandiscono due momenti significativi. U primo, fu quello della sfida. Gino Lunelli, il “patriarca” della famiglia (non per l’età), propose a bruciapelo:

“Arnaldo, se ti chiedessi di progettare per noi la cantina in Umbria?...”. Era il 2004, viaggiavano da Trento a Milano, dopo l’inaugurazione della scultura di Pomodoro che campeggia sull’ingresso della casa vinicola.

Ora siamo nello studio milanese del maestro, oasi interna tra i fabbricati dei Navigli; c’è anche Marcello Lunelli, nipote di Gino, che sta seguendo, dall’inizio, la nuova avventura. Era lui con Pomodoro, al rientro da Bevagna. “Lo vidi così silenzioso - rammenta -che gli chiesi se non si sentisse male”. Invece, stava assi- stendo all’estasi dell’artista-architetto. “Questo progetto - conferma Pomodoro - nasce dalla visita e dallo studio dei luoghi. La tenuta è immersa in un ambiente naturale e straordinariamente suggestivo. Mi ricorda i paesaggi raffigurati nei quadri degli artisti del Rinascimento, che sono tipici anche del Montefeltro, dove sono nato. Dunque, il mio intervento non doveva disturbare la dolcezza delle colline dove si estendono i vigneti; anzi, doveva integrarsi con l’ambiente. Da qui, l’idea di una forma che richiama la tartaruga, simbolo di stabilità e longevità. Con il suo carapace, rappresenta l’unione tra terra e cielo. Inoltre, a sottolineare l’opera nel paesaggio, c’è un elemento strutturale a forma di dardo che si conficca nel terreno”. “E una freccia - chiarisce - che svetta con valore di riferimento per chi si avvicina alla costruzione e, al tempo stesso, rappresenta l’attività dell’uomo e il legame con la terra”. E che cosa, meglio del vino, riunisce in sé i valori uomo-terra? Marcello Lunelli, entusiasta del progetto che si sta realizzando sotto la guida del maestro, coadiuvato dall’architetto trentino Giorgio Pedrotti, già immagina non solo lo splendore della cantina finita ma l’esaltazione del Sagrantino di Montefalco, prodotto e assaporato dentro la creazione di un grande artista. Pomodoro osserva: “Io stesso, per la prima volta potrò entrare dentro la mia opera”.

Nello studio, ecco, in scala, l’esatta copia dell’edificio che verrà. Ci avviciniamo, il maestro lo illustra: “La struttura della cantina è in legno lamellare. Un grande arco centrale e 2 serie laterali di 6 mezzi archi ciascuna sorreggono l’intera costruzione e la tengono sollevata da terra, permettendo dall’interno una visione a 360 gradi di tutto il paesaggio circostante. Le nervature riconoscibili all’interno della tartaruga sono reinterpretate come simboli ma hanno anche funzione strutturale. La superficie esterna della cupola, rivestita di lastre di rame, è segnata da una trama di solchi e crepe che richiamano la natura del terreno. L’intonaco interno, trattato con vernice epossidica e polvere di rame patinato, conferisce all’ambiente un’atmosfera calda e luminosa”. “Creando così un effetto di continuità tra interno ed esterno”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su