Un ex dipendente in cella per il raid del super Brunello ... Vendetta per una casa negata ... Quando Andrea Di Gisi, 39 anni, ex tuttofare dell’azienda, è entrato come un sabotatore nella cantina e ha aperto le botti con sei annate di vino straordinario, la marea rossa gli ha macchiato pantaloni, calzini, scarpe. Lui ha cercato di lavare tutto, più volte, e al telefono con un parente ha confessato d’essere tranquillo. “Non è sangue, meno male, ho pulito ogni cosa”. Invece no. I resti del Brunello sono rimasti lì e adesso i Ris di Roma stanno compiendo accertamenti sui jeans dell’uomo (trovati ancora nella lavatrice) per estrapolare tracce di vino rosso individuandone I polifenoli. Sarà l’ultima prova, quella schiacciante. Anche se forse non ce ne sarà bisogno: le intercettazioni ambientali e altri indizi, tra i quali i movimenti del sabotatore che conosceva la cantina nei minimi particolari, sono state sufficienti a far finire in carcere, con l’accusa di sabotaggio aziendale e violazione di domicilio aggravata Di Gisi, romano, diversi precedenti per furto, ricettazione e danneggiamenti.
L’uomo aveva lavorato nell’azienda Case Basse di Gianfranco Soldera e si era fatto notare soprattutto per i numerosi litigi. Uno degli ultimi era stato provocato dall’invidia perché l’azienda aveva assegnato un mini alloggio ad alcuni dipendenti e lui si era sentito escluso, meditando la vendetta. Vicenda conclusa, dunque. Con danni terribili per la blasonata azienda vinicola Case Basse (si parla di almeno 6 milioni di danni) ma anche con un sospiro di sollievo di investigatori, sindaco e cittadini di Montalcino. Perché a colpire non è stata l’ombra della mafia, loschi intrighi o turpi vendette tra produttori in seguito a Brunellopoli di 6 anni fa. “No, è stato l’atto vandalico di una singola persona - ha spiegato ieri mattina il sostituto procuratore, Aldo Natalini - e voglio assicurare tutti che non c’è stato alcun attacco al Brunello, nessuna emergenza”. Non è cosa di poco conto a Montalcino, terra di vignaioli e di una cultura del vino che va al di là del gusto e del disciplinare. “Finalmente, grazie agli investigatoti la serenità è stata restituita al nostro territorio - hanno detto il sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli e il presidente del Consorzio del Brunello Fabrizio Bindocci - e ogni lettura tendenziosa dei fatti, di cui nelle sedi opportune si chiederà conto, è stata dissipata”. “Condanniamo - ha proseguito il presidente Bindocci - coloro che hanno voluto ricondurre quanto accaduto ad ipotesi criminali o vendette tra produttori”. Restano le ferite di un’azienda. “Ma noi non ci arrendiamo, risorgeremo più forti di prima”, fa sapere fiera la famiglia Soldera.
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