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Corriere Della Sera

Battute con tutti ma niente politica Regole di conversazione da cenone ... Bastano poche parole. Le barzellette? Solo se a effetto sicuro ... In una serata così, il vero problema (come nel calcio) è quale tattica adottare. Correre spensieratamente all’attacco o giocare di rimessa? Si può vincere in tutti e due i modi ma attenzione a non sbagliare. E a non dimenticare come la conversazione di Capodanno possa riservare infidi tranelli. Soprattutto se si aspetta la mezzanotte con gente che non si conosce.
Chiaro che fra parenti è più semplice: basta glissare su spinose questioni ereditane e in genere moltiplicare i sorrisi, soprattutto con suoceri che continuano a chiedersi che cosa abbia trovato in noi la loro mirabile creatura. Ma è appunto quando la compagnia è mista, ad alta concentrazione estranea che la partita si fa temibile. Particolarmente in una serata dove i brindisi sono la materia prima, cosa che non favorisce velocità di pensiero e freni inibitori. O comunque nell’occasione in cui, essendo l’allegria rituale come le bollicine, è prevedibile che si voglia essere un po’ più brillanti e spiritosi. Salvo poi mordersi la lingua se esce una battuta sbagliata, tipo lamentarci con uno sconosciuto sulla tragica noia della serata (copyright Vittorio Gassman) e quello che si duole di non potersene andare essendo il padrone di casa. Chi in società abitualmente gioca di rimessa, potrebbe voler seguire anche questa volta la regola aurea della light conversation all’inglese e cioè parlare continuamente senza in realtà dire niente. Ma soltanto gli inglesi possono andare avanti per ore chiacchierando di pioggia e di cricket salvo poi farsi, gli auguri. Anche a Capodanno?
“Certo che no - conviene Sibilla della Gherardesca, gran signora di comunicazione (Pitti Immagine) e di casato, autrice di Non si dice piacere -, però bisogna essere prudenti. Religione e politica sono argomenti ad alto rischio perché forieri di suscettibilità. Pure il sesso, inteso come
pettegolezzo condiviso i vicini di tavolo può creare situazioni imbarazzanti. Parlare invece di dove si vive e di che cosa ci si occupa può essere tattica difensiva ma non per questo noiosa”,
A prescindere dai temi, buona educazione vuole che si cerchi di rivolgere la parola un po’ a tutti. Non è necessario distribuire biglietti da visita come depliant, basta una battuta anche di maniera (“... manca soltanto mezz’ora eh?”) o un cenno amichevole. Soprattutto a Capodanno, le mini-congreghe che fanno festa a sé, fuori dal coro, non sono il massimo. Altra postilla obbligatoria è complimentarsi con la padrona di casa per la cucina, anche se ci impone un terrificante piatto di zampone-lenticchie da noi aborrito. Le critiche vanno al massimo pensate, pur nella delusione d’uno champagne servito alla temperatura di tisana. A proposito, controllare sempre quanto si beve: serve a evitare figuracce. E se alla serata partecipano colleghi o addirittura qualche capo? Massima cordialità ma senza ruffianeria e mai parlare di lavoro. Ci si può buttare su giochini vecchi ma tranquillizzanti tipo il Top 2012 che può valere per film, libri, ristoranti. Improbabile che ci si azzuffi in un tale contesto. E le barzellette? Terreno pericoloso. E un mestiere che bisogna sa- per fare e non c’è niente di peggio che ridere da soli mentre gli altri ci guardano perplessi. “Parlare di politica - assicura lo storico d’arte Philippe Daverio - può comportare qualche frizione ma quest’anno sarà inevitabile. Bevendoci sopra diventa un gioco di società come “Monopoli”. Dove si va? Si costruisce? Si finisce in prigione? E poi giù con le previsioni: a quando l’Iva del 32%? Disperante ma divertente! Molto meglio che parlare di moda con tutti quei vestiti stretti e corti, tipica moda della miseria”. Secondo la psicologa Gianna Schelotto il Capodanno migliore è quello dove gli ospiti non si segnalano per loquacità aggressiva, vocazione all’umorismo senza limiti, macro -presunzione nel predire che cosa ci porterà il 2013. Quale può essere allora un buon argomento di conversazione? “Parlare dei nostri sogni, delle nostre passioni, siano una nuova motocicletta o un viaggio a Capo Horn. Non importa se riusciremo ad averli. Sognare fa star bene ed è gratis”.


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