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Corriere Della Sera

Le viti senza malattie del “marziano” ... Werner Morandell, il Solaris le sperimentazioni (riuscite) ... I Cavalieri del Santo Contatto. Così si chiamavano in “Solaris”, il capolavoro della fantascienza anti utopica di Stanislaw Lem. Erano scienziati-esploratori. Dicevano: “Non abbiamo bisogno di altri mondi, abbiamo bisogno di specchi. Cerchiamo l’immagine evoluta del nostro passato primordiale”. Nel romanzo del 1961 (l’ultima versione al cinema è del 2002, con George Clooney), Solaris è un pianeta-vivente formato da un oceano che genera, in chi si avvicina, universi di desideri e visioni. Senza tempo. Come lo sono le piante sperimentali che un piccolo vignaiolo altoatesino, Werner Morandell, fa crescere sulle Alpi, sotto il passo della Mendola. Sono viti che sembrano immortali come i desideri (e gli incubi) del romanzo. Non hanno bisogno di cure chimiche, sono ultra resistenti, come se venissero da un pianeta perfetto, senza malattie. Uno di questi nuovi vitigni si chiama proprio Solaris. Dà un vino intenso e floreale. L’altro è il Bronner, uva bianca, che si esprime con potenza come vino passito. Morandell è, a suo modo, un Cavaliere del Santo Contatto: studia ed esplora, con un altro mini gruppo di vignaioli soprattutto alpini, piante che, se adottate su larga scala, farebbero chiudere le multinazionali degli antiparassitari. “Ho iniziato nel 1993 questi test - racconta - ci sono voluti cinque anni per capirci qualcosa. Poi, dal 2000, con le università di Zurigo e Freiburg, abbiamo piantato i primi ceppi: adesso i due terzi della mia azienda sono stati cambiati in vitigni resistenti che non necessitano di trattamenti”. Sono meno di 15 i vignaioli italiani con la stessa filosofia, anche in Veneto e in Piemonte: la maggioranza lavorano in Trentino e in Alto Adige. Spiega Werner: “Il nostro primo vitigno è stato il Solaris, piantato sopra i mille metri in 5 zone diverse, gli aromi sono completamente diversi con l’uva che viene da quota 500 o da 1.300 metri d’altitudine”. Del Solaris non è ancora autorizzata la vendita: lo acquistano sommelier e centri di studi per i test. È in commercio invece il Bronner, che prende il nome dallo scienziato tedesco che mise a punto l’innesto: ricorda Pinot grigio e Reisling. L’azienda Lieselehof ha una versione con l’etichetta Juliane e un’altra che si chiama Sweet Claire, che ha ottenuto nel gennaio scorso il punteggio massimo per la categoria muffati nella sfida tra 600 vini passiti a Bologna. “Nel nostro maso - continua Werner - vediamo crescere anche il Johanniter, che assomiglia a un Reisling, e il Souvignier gris, un ceppo assolutamente resistente. Su tutto ciò ho scritto un libro, “Meine Reben”, che sarà presto tradotto dal tedesco all’italiano. Ogni anno in Europa vengono sparsi sulla frutta 72.000 tonnellate di veleni (pesticidi, funghicidi, insetticidi, erbicidi, ecc.). Circa il 70% viene applicato nella viticoltura e lascia residui nell’uva. È l’ora di smettere, perché è possibile fare dei vini favolosi anche senza trattamenti chimici per combattere oidio e peronospora, le principali malattie fungine che si sviluppano soprattutto negli anni piovosi”. Werner li chiama i vigneti superbio, perché oltrepassano anche le pratiche biodinamica e biologica, che consente l’uso di rame e zolfo. Nel maso c’è anche un Museo delle viti, ovviamente a cielo aperto: più di 300 piante, una cinquantina quelle resistenti, poi altri vitigni da tutto il mondo. “Dieci anni fa eravamo sconosciuti, adesso durante le degustazioni pubbliche ci sono sempre più appassionati che ci vengono a cercare”, dice soddisfatto Werner. “Ora vogliamo offrire a molti altri vignaioli la nostra sperimentazione, la strada pulita per produrre vini naturali senza veleni con vitigni superbio. Eliminando i veleni abbiamo anche azzerato la necessità di passare tra i filari con il nostro pesante trattore 15-20 volte l’anno sul terreno, che ha bisogno di rimanere soffice e vivo per essere fertile. Su quella terra ora possiamo seminare una miscela di diverse erbe, tagliate solo una volta l’anno. Così crescono bellissimi fiori e 5 tipi di grano. Con queste uve il vino è qualitativamente uguale, se non superiore, a quello dei vitigni tradizionali”. È la dimostrazione che, come per i Cavalieri del Santo Contatto, non c’è bisogno di cercare altri mondi puliti, la rivoluzione del Solaris è già tra noi.

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