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Corriere Della Sera

L’assalto senza fine alla cantina del gladiatore ... “I fans di Russell Crowe ogni giorno scalano le mura di recinzione della villa e si arrampicano sugli alberi per vedere dove è stato girato il film. Ma noi non diventeremo mai uno Studio Universal con visite guidate per i turisti”.
Nathalie Margan è la vignaiola che con il padre Jean Pierre possiede Château La Canorgue, a Bonnieux, tra Avignon e Aix, nella zona del Luberon, in Provenza. Qui, 8 vendemmie fa, è stato girato “Un’ottima annata”, il film di Ridley Scott. Racconta la storia del broker Crowe che riceve in eredità dallo zio la malandata villa con vigna: pensa di vendere, ma presto riscopre i piaceri della vita, s’innamora e si trasferisce nella casa delle partite a tennis tra se stesso bambino e lo zio. A differenza della tenuta nella Napa Valley di Francis Ford Coppola, perfetta come un set e acchiappa-turisti cinefili, quella dei Margan è una cantina senza sfarzo. La famiglia ha fatto di tutto per tenere lontano il pubblico del film, senza riuscirci. Sulla terra argillosa e calcarea che all’inizio della love story enologica da 42 milioni di euro il broker-vignaiolo raccoglie e annusa come fece ne “Il Gladiatore”, arrivano ogni giorno colonne di turisti. La villa è di stile italiano, in omaggio all’origine. È stata costruita sopra i resti di una dimora romana (con viti) alimentata da un sistema di canali per la raccolta delle acque che ancora funziona e dà il nome all’azienda.
I cipressi e la lavanda segnano il piccolo sentiero sterrato che porta allo Château con facciata in pietra, circondato da 45 ettari di vigneti, con un laghetto e siepi scolpite a sfera. Un gruppo di americani attraversa il patio in cui Crowe si bacia con la protagonista, Marion Cotillard: scruta Gordes, il paese sulla collina in cui sono state girate le scene al bistrot, ed entra nell’unica porta aperta, quella della sala per la degustazione. C’è un piccolo pannello con qualche foto di scena, unica traccia di “Un’ottima annata”: i Margan vogliono che il protagonista sia il vino, da assaggiare e acquistare. I vini con la denominazione Luberon sono il rosè, con uve Syrah e Grenache, fruttato e fresco; il rosso, con l’aggiunta di uve Carignan, equilibrato; il piacevole bianco con uve Clairette, Grenache, Marsanne e Roussanne. Interessante il Vins de pays bianco, Viognier in purezza.
Nathalie Margan racconta:
“La cantina appartiene alla nostra famiglia da 5 generazioni, i miei genitori hanno ripreso la produzione di vino negli anni 70. Sono stati pionieri dell’agricoltura biologica. Abbiamo anche provato a sperimentare la biodinamica, ma ora ci limitiamo ad usare alcuni principi. La cantina è sotterranea, muoviamo uve e vino solo con la forza di gravità, per mantenere integra la qualità. Per questo le uve per il rosè e per il bianco vengono raccolte di notte”.
Quando è arrivata la troupe del regista di “Blade Runner” e di “Thelma & Louise”, l’impatto sulla piccola azienda è stato enorme.
“È stato piuttosto complicato - spiega Nathalie - ospitare un cast di duecento persone con venti camion, per più di due mesi. Scott è stato fantastico. Alla fine siamo comparsi anche noi, con i nostri raccoglitori, nell’ultima scena. L’aspetto positivo è che ora in molti visitano il Luberon grazie al film, quello negativo è l’assalto alla cantina. I miei genitori vivono qui e si infuriano quando vedono qualcuno scavalcare il cancello solo per una foto”.
Ridley Scott possiede una casa poco distante dalla cantina. È stato uno scrittore inglese, Peter Mayle, a convincerlo a girare nel Luberon. Mayle, che vive da anni in Provenza, a Ménerbes, ha scritto il romanzo a cui si è ispirato il film. “Vent’anni fa nel Luberon si faceva vino ordinario - ha detto lo scrittore a Wine Spectator - ora tutto è cambiato in modo sorprendente. La qualità è aumentata, compro solo vini locali”. Di uno di questi vini, il rosso Le Coin Perdu, che nasce dalle vigne più antiche di Canorgue, si parla anche in uno dei dialoghi del film: “Una leggenda provenzale”, viene definito. Prodotto dai Margan con lo spirito che nel film esprime lo zio Henry (Albert Finney) al nipote che diventerà vignaiolo:
“Mi piace fare il vino, perché è incapace di mentire: puoi assaggiarlo troppo presto o troppo tardi, non importa, parlerà con onestà a ogni sorso”.

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