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Corriere Della Sera

La formula perfetta del vino naturale ... Angiolino Maule ha il volto scavato di un Jeremy Irons. Quando parla di vino e di terra usa toni decisi, addolciti dalla cantilena vicentina in cui si sarebbe riconosciuto Guido Piovene, vicentino come lui. È magro, un fascio di nervi. Ha spirito e mani contadine segnate dal lavoro. Era un pizzaiolo, ora è il rottamatore scientifico del biologico vecchio stile. Uno che studia e sperimenta, con il carisma sufficiente a creare un dinamico movimento del vino naturale in Europa: si chiama VinNatur, 140 produttori italiani, francesi, sloveni, austriaci, spagnoli. Uno che ti spiazza dicendo in un video della regista Giulia Graglia (quella del film “Senza trucco”):
“Il bio non è più quello dei vignaioli con maglioni all’uncinetto, rigorosamente di sinistra, fannulloni e con i vigneti semi abbandonati. Il nuovo bio va di pari passo con la scienza: zero chimica, zero solforosa”. In vigna e in cantina Maule usa preparati vegetali, alcuni con alghe che aumentano le difese immunitarie della vite. Come un ufficiale controllore del puro, Maule questa estate gira tra i vigneti degli associati e agguanta foglie per cercare residui di veleni. Grazie ai ricavi del contro-Vinitaly che organizza a Villa Favorita, nel Vicentino, porta le bottiglie dei colleghi in laboratorio e fa scovare i residui di 136 principi attivi di pesticidi. Gli ultimi risultati dimostrano che i furbetti del biologico esistono, ma sono pochi: dei 140 campioni solo 12 contenevano tracce di trattamenti chimici. “L’obiettivo è arrivare a 140 campioni puliti, ma bisogna lavorare sulla testa dei produttori - dice Maule -, convincerli che le malattie delle piante vanno prevenute, non trattate con la chimica. Aumenterò i controlli, darò più informazioni sui rimedi alternativi. Da quando ero bambino sogno un piccolo mondo onesto attorno a me. Ci riuscirò”. Chi viene scoperto a sgarrare viene cacciato, o se ne va: 80 casi in 5 anni. “Molti mi odiano”, ammette Maule.
Cosa differenzia un vino naturale da uno bio? Non esiste una definizione condivisa: in Italia ci sono 3 associazioni (ViniVeri e La Reinaissance oltre a VinNatur). Nel recente “Servabo”, un libro con lo stesso titolo dell’autobiografia di Luigi Pintor, (gli autori sono Simona Centi, Gianpaolo Di Gangi, Alessandro Franceschini, Maurizio Paolillo, acquistabile su servabo.it) si fa il primo censimento del naturale: i produttori sono 771, in meno di 11 mila ettari, l’1,64% rispetto al totale della superficie vitata italiana, circa 317 mila ettolitri (43 milioni in Italia). I produttori bio, che rispettano una legge europea ritenuta troppo tollerante dai puristi, occupano invece 51.300 ettari, il 7,7% del totale. La vignaiola Nicoletta Bocca (azienda San Fereolo, a Dogliani), figlia del giornalista Giorgio, prova a definire il vino naturale: “Prodotto da agricoltura biologica o biodinamica, senza chimica di sintesi, senza additivi a eccezione di solforosa nei limiti virtuosi”. Il risultato sono vini che, nel bene e nel male, non hanno nulla a che fare con quelli industriali dal gusto e dal colore sempre identici.
L’azienda di Maule si chiama La Biancara. Si affaccia sulla calura della Pianura Padana. I vigneti si trovano sulle colline di Gambellara, la terra è di origine vulcanica. Angiolino è diventato vignaiolo nel 1988, con la moglie Rosamaria, dopo aver sgobbato 12 anni in pizzeria. Il suo padre spirituale è Josko Gravner, purista friulano del vino nelle anfore. Nei suoi 12 ettari con Angiolino ci sono 3 dei 4 figli: Alessandro, Francesco, Tommaso. Il vino base di Maule è il Sassaia (Garganega e Trebbiano), fresco e longevo, a soli 6 euro; il più noto è il Pico, con le uve Garganega delle colline più alte, minerale, complesso, sorprendente. “Berlo è come vedere per la prima volta un film di Cassavetes o di Pasolini”, ha scritto Jonathan Nossiter in “Le vie del vino” (Einaudi), spiegando che “quel magico elisir” è in grado di far passare il raffreddore. Nel 2000 Maule fondò ViniVeri.
“Ma poi bocciavano la mia linea: meno immagine, più ricerca. Molti si erano montati la testa. Ho pensato che la vita è troppo breve per le stupidaggini. E ho creato VinNatur”. “In passato sono stato o ignorato o ridicolizzato, ora tutto è cambiato e facciamo ricerca sul vino naturale con le università. A Villa Favorita sono triplicati in due anni gli importatori stranieri dei vini delle nostre aziende. È un momento bellissimo”. E per un momento il viso alla Jeremy Irons del rottamatore del vecchio bio sembra rilassarsi.

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