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Corriere Della Sera

McInerney fa tre nomi: Conterno, Gaja, Quintarelli ... Jay McInerney, lo scrittore edonista, fa tre nomi: Giacomo Conterno, Angelo Gaja, Giuseppe Quintarelli. Tre miti del vino italiano: piemontesi i primi, stelle polari del Barolo e del Barbaresco; veneto il terzo, compianto custode dell’ortodossia dell’Amarone della Valpolicella. È a loro che il romanziere dagli occhi cerulei e dai lineamenti d’attore, mette sul podio della sua classifica del vino italiano. Una classifica influenzata dalla forza narrativa dei vignaioli, oltre che dai loro vini. McInerney viaggia dalla California, alla Francia, all’Italia. “Le mie avventure”, le chiama: entra nelle cantine, cattura il fascino di luoghi e personaggi,lo trasforma in righe brillanti, talvolta ironiche. Secondo la rivista Salon è il miglior scrittore di vino.
“Molte di queste avventure le ho vissute in cantine italiane”, ci racconta il romanziere attorniato da un super staff, assistente personale, agente letterario, agente per il cinema, addetto alle pubbliche relazioni.
“Mi ricordo soprattutto la mia prima visita alla cantina di Angelo Gaja, a Barbaresco - svela l’edonista - quando ho assaggiato i vini della vendemmia 1997, direttamente dalla botte e poi ho guidato fino al ristorante “Da Cesare”, per uno dei pasti migliori della mia vita”.
Cesare di cognome fa Giaccone, il suo locale è ad Albaretto della Torre, in provincia di Cuneo. Cesare è un cuoco che “riesce a mettere euforia con i suoi piatti”, secondo la descrizione dello chef pluripremiato Thomas Keller. Euforia che deve aver contagiato anche McInerney nel suo viaggio nelle Langhe.
“Il Piemonte è la mia zona preferita per il vino italiano - dice - anche se mi piace anche la regione del Chianti Classico della Toscana. Ci sono tanti produttori di vino affascinanti in Italia, Gaja è sicuramente tra questi”.
E Quintarelli? Era per il romanziere americano “l’Aristotele della Valpolicella”, mentre il suo discepolo Romano Dal Forno è stato accostato a Platone.
“Quintarelli è stato uno dei personaggi più affascinanti e misteriosi che ho conosciuto - racconta McInerney - con il suo grande Amarone”.
Un “vino rustico, terroso, speziato, con un gusto che viene da un’altra epoca”. L’incontro nella cantina di Bepi Quintarelli “stipata di vecchie e gigantesche botti slovene”, viene così raccontato da McInerney nel libro “I piaceri della cantina”, (Bompiani):
“Sporgendo il capo fuori dalla finestra in risposta alle mie ripetute scampanellate, il santo locale sfoggia un gran tovagliolo sulla giacca verde spigata e una macchia di sugo al pomodoro sul mento. Affabile settantenne calvo, Quintarelli non sembra affatto ricordarsi del nostro appuntamento, ma accetta allegramente di accompagnarmi a fare un giro dopo pranzo e, presumibilmente, alla fine del gioco a premi televisivo che schiamazza in sottofondo”. Così, l’umile Quintarelli, per nulla intimorito, accolse nella sua cantina dove ancora le etichette sulle bottiglie si incollavano a mano con un pennello, uno dei più famosi scrittori d’America.
Per Conterno, l’autore del potente e celebre Barolo Monfortino, McInerny riserva il terzo posto del podio: “I migliori vini d’Europa? È molto difficile decidere quale sia il mio vino europeo preferito”, risponde. “Provo a selezionarle due, il Domaine Romanée Conti La Tache e il Monfortino di Giacomo Conterno”.
Quando le “Mille luci di New York” non era ancora diventato il suo primo e più famoso romanzo, Jay McInerney passava le sue serate in una enoteca di Syracuse, la città dove è nato Tom Cruise. Non per divertimento, ma per lavoro. Il quartiere non era un granché, ma il locale aveva vini di qualità, e un buon numero di libri sull’argomento. Il proprietario pagava poco e di rado. Ma garantiva ai dipendenti un bonus: a fine turno potevano scegliere una bottiglia e portarla a casa. È stato così che McInerney ha iniziato il suo percorso di conoscenza sui vini. Prima qualche etichetta dalla ex Jugoslavia, poi passato la Spagna. Fino a quando, nel 1984, dalla casa editrice Vintage Books è partita una telefonata diretta all’enoteca di Syracuse: “Pubblicheremo il tuo romanzo con il titolo Bright lights, big city”.
Da quel momento, la vita dello studente Jay, che ora ha 59 anni (il compleanno 57 l’ha festeggiato con un Recioto di Quintarelli), è cambiata. Si è trasferito a New York, diventando quasi un protagonista del suo romanzo di scorrerie notturne per locali, cocaina e sesso.
I suoi articoli sul vino per quotidiani (ha una rubrica sul Wall Street Journal) e riviste sono stati raccolti in tre libri.
“Non ero un degustatore professionista - spiega - ma sono diventato un esperto, viaggiando nel mondo e degustando migliaia di vini”.
Fino all’Italia dei tre nomi: Conterno, Gaja, Quintarelli.

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