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Corriere Della Sera

Mille ettari napoleonici, la scoperta storica della Franciacorta ... Maurizio Zanella, il presidente del Consorzio Franciacorta, ha provato più volte a guardare indietro, verso il passato remoto. Scrutava il vuoto. A differenza di altre terre del vino, la Franciacorta sembrava figlia della modernità. “Una zona costruita a tavolino”, secondo i detrattori. Nata nel 1961 dall’intuizione di Franco Ziliani per Guido Berlucchi. Poco più di 50 anni di storia e successi, contro i quattro secoli che vanta lo Champagne dell’abate Pierre Pérignon. Sembrava quindi inutile attingere alla storia, come consiglia lo scrittore Tonino Guerra in una citazione diventata una bandiera per Oscar Farinetti, patron di Eataly, nel libro “Storie di coraggio”, 12 ritratti di vignaioli: “C’era un tale che camminava dritto e deciso in avanti, ma spesso girando la testa all’indietro. Gli chiedono perché. “Se non mi guardo indietro non posso andare nella direzione giusta””. Adesso, dopo due anni di ricerche, Zanella e la sua Franciacorta hanno scoperto di avere un passato, una storia vinicola con radici più profonde, una classe di vignaioli tra gli antenati. E lo annunceranno al Vinitaly, la fiera del vino che apre domenica a Verona e si chiuderà mercoledì.
“Abbiamo trovato le carte - dice trionfante Zanella - possiamo provare che agli inizi dell’Ottocento qui c’erano quasi mille ettari di vigne”. “Pensavamo - spiega - che la presenza delle viti fosse limitata ai broli all’interno dei possedimenti nobiliari e delle dimore dei contadini, per il consumo locale. Non potevamo immaginare che ci fosse un’estensione tale da avere la certezza che il vino veniva già allora venduto in notevoli quantità, lontano dalla Franciacorta”. E con questo, aggiunge Zanella “si spazzano via i luoghi comuni sulla Franciacorta come zona inventata”.
Le rilevazioni dei geometri di campagna datate 1809 per il Catasto napoleonico sono state studiate dall’architetto e esperto di cartografia Paolo Oscar. Non è stato possibile scoprire quali vitigni fossero coltivati. Fino a ieri, bisognava cercare in biblioteca per trovare riferimenti lontani sulla Franciacorta, come il libro di Gerolamo Conforti, datato 1570, “Libellus de vino mordaci”, in cui il medico bresciano elencò i pregi terapeutici dei vini a fermentazione naturale che li rendeva spumeggianti d’inverno, prima di spegnersi nei mesi caldi. Lo studio sul Catasto napoleonico è il volano di una sorta di “area metropolitana” del vino. Solo che invece di condividere i servizi, come accadrà con le 10 aree metropolitane della legge taglia-Province, qui 18 Comuni metteranno insieme il futuro del territorio. Decideranno assieme, se la miopia politica resterà in disparte, con quali regole trasformare una zona che convive con autostrada e capannoni in un modello che non ripeta gli errori del passato e che sia in grado di recuperare tradizioni e attrarre turisti. “Il sogno - spiega Zanella - è far vivere vecchi borghi, far tornare vecchi mestieri, creare nuovi motivi per l’enoturismo”. Il primo passo è stato “Terra della Franciacorta” il patto di due settimane fa tra tutti i Comuni compresi nella zona Dogc su come trattare le vigne: significa che esistono regole comuni sugli agrofarmaci, quali sono vietati (i tossici), come usarli (bandito l’uso di mezzi aerei), a quale distanza da case e scuole. Anche l’ora in cui si può spargere lo zolfo. Norme per tutelare di più la salute lavoratori e cittadini. Nel futuro ci sarà “un piano strategico per uno sviluppo sostenibile, che ha non uguali in Italia, per un territorio di 262 chilometri quadrati in cui abitano 146 mila cittadini”. “I cardini sono la valorizzazione dei beni culturali e ambientali del territorio”, come ha detto Antonio Vivenzi, coordinatore del progetto e sindaco di Paderno Franciacorta. Tanta strada è stata fatta da questa zona, da quando nel 1961 il giovane enologo Ziliani entrò nel salone di Palazzo Lana mentre il conte Guido Berlucchi suonava al piano e propose al conte l’avventura di “uno spumante alla maniera dei francesi”. Ora le aziende sono 109, accanto a quelle della prima ora (Guido Berlucchi, Barone Pizzini, Cavalleri, Ca’ del Bosco, Fratelli Berlucchi, Lantieri de Paratico, Mosnel, Monte Rossa, Uberti) molte se ne sono aggiunte. Frutto della passione di imprenditori di altri settori come Vittorio Moretti di Bellavista (costruzioni) o dei fratelli Muratori (tessile). Ma accanto a grandi cantine sono nate aziende che puntano sullo spirito dei piccoli, autentici vignaioli: come Andrea Arici di Colline della Stella, e altri. Giovani che ora possono pensare al passato della propria terra “girando la testa all’indietro per andare nella direzione giusta”.

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