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Corriere Della Sera

Internet, sauna c buona cucina
Così gli hotel potranno avere le stelle ... La famiglia Zimmerhofer gestisce
da quarant’anni l’hotel Schwarzenstein
in valle Aurina, Alto Adige.
Il migliore d’Italia, secondo la
classifica 2014 di Tripadvisor, il
portale web costruito sui giudizi
dei viaggiatori. Ma i Zimmerhofer
non si sono cullati sugli allori, riaprono
proprio oggi dopo aver allargato
l’area benessere. “I clienti
chiedono sempre più. E il nostro
compito è coccolarli, risolvere
giorno dopo giorno tutte le loro
esigenze” spiega con semplicità
Paul, il titolare.
Quando si sceglie un albergo
non conta più tanto (o solo) la dimensione
della stanza o sapere se il
personale è in divisa (obbligo attualmente
richiesto dai tre stelle in
su). Le vecchie classificazioni sono
appunto vecchie e il governo nei
prossimi mesi rivoluzionerà il sistema.
Nel decreto Cultura e turismo
che ha già incassato il si della
Camera e che, con ogni probabilità,
entro fine luglio diventerà legge è
prevista la delega al ministero dei
Beni culturali per mettere mani su
una materia complessa. Tre mesi di
tempo, d’intesa con le Regioni (la
competenza sul turismo è loro),
per adeguare l’Italia ai “criteri” europei.
Come quelli fissati dall’Hotelstars
Union (sigla che riunisce
39 associazioni alberghiere in 24
Stati), un modello a cui si stanno
ispirando i tecnici del dicastero
guidato da Dario Franceschini.
Tanto per fare un esempio. Oggi
un hotel per avere una stella (secondo
gli standard minimi in vigore
dal 2009) deve avere camere
doppie di almeno 14 metri quadrati
e garantire il cambio della biancheria
ogni settimana e la pulizia
una volta al giorno. Secondo i nuovi
parametri, non potrà essere concessa
nemmeno una stella se le
stanze non hanno il bagno, un televisore
a colori telecomando compreso
e un tavolino con sedia.
Ancora più evidenti le differenze
al top. Adesso può fregiarsi del titolo
di “5 stelle” un albergo che ha
la reception aperta notte e giorno,
addetti che parlano quattro lingue,
e camere singole di almeno 9 metri
quadrati. In futuro, dovrà avere anche
un’hall spaziosa, un pc in ogni
stanza, e offrire piccoli omaggi ai
clienti, come fiori freschi, da far
trovare in stanza all’arrivo.
Al di là dei dettagli, è la filosofia
che cambia: le strutture contano
sempre meno, la qualità è data dai
servizi pensati per i clienti. “I tre
pilastri dell’ospitalità del futuro
sono tecnologia, Spa e ristorazione
- spiega Bernabò Bocca, presidente
di Federalberghi -. In un
buon albergo non potranno mancare
per esempio il wi-fi, un’area
benessere o un buon ristorante. Bisogna
per esempio sfatare la falsa
credenza che nei ristoranti si mangia
male, sempre di più i grandi
chef sono presenti negli alberghi”.
Non mancano però i timori. Il 70
per cento delle strutture italiane ha
meno di 30 stanze, strutture piccole,
a volte in contesti di pregio dove
è difficile intervenire tra divieti e
vincoli. “Sicuramente bisognerà
tenere conto della nostra specificità
- concorda Bocca -, per esempio
distinguendo tra nuove realizzazioni
e alberghi già esistenti in
palazzi storici. Non bisogna essere
talebani, né in un senso né nell’altro.
Le soluzioni si troveranno,
l’importante è darsi presto le nuove
regole”.
I tecnici del ministero sanno bene
quali sono i punti delicati da affrontare.
E tra questi c’è sicuramente
il nodo della certificazione:
a chi spetterà decidere e poi controllare
che l’albergo risponda ai
requisiti richiesti? Margherita Buy,
nel film Viaggio da sola, era un’inflessibile
ispettrice che giudicava
concierge e servizi in camera. Ma
era un film. Nella realtà, non sembra
che finora qualcuno abbia mai
avvistato un ispettore regionale
che va in giro a misurare la qualità
dei nostri hotel.

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