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Corriere Della Sera

Slow Food-Bolaffi, come comprare un vino all’asta ... Quando sir Alex Ferguson, storico allenatore del Manchester United, ha deciso di svuotare la cantina, non pensava di guadagnare così tanto: con le sue bottiglie, da quelle di Domaine de la Romanée-Conti a quelle di Ornellaia, Christie’s ha incassato, un mese fa, 5 milioni di dollari. Le aste di vini, le cui capitali sono New York e Hong Kong, non sono però solo un raduno per facoltosi collezionisti. Ora anche Slow Food, il movimento del “buono, pulito e giusto” fondato da Carlo Petrini, si cimenta con quotazioni e rilanci. Lo fa con la propria casa editrice assieme a un nome storico del settore, Bolaffi. La prima asta si terrà ad ottobre, nella sala di via Cavour a Torinodove Bolaffi tiene le vendite di francobolli, monete, arredi e dipinti. L’appuntamento cadrà nei giorni del Salone del gusto e di Terra Madre, l’evento a Torino di Slow Food.
Possedere o consumare un vino raro? Lasciare che il valore cresca in cantina o goderne attraverso naso e gola? Qualunque sia la motivazione dell’acquisto di un vino all’incanto, il senso di conquista è lo stesso che attraversa le pagine di Italo Svevo nel racconto “Vino generoso”: “Ed io mi comportai proprio come quei giovincelli cui si concedono per la prima volta le chiavi di casa. Mangiavo e bevevo, non per sete o per fame, ma avido di libertà”. La libertà di spendere più di 7.000 dollari per un Romanée Conti del 2005 oppure di puntare su bottiglie da poche decine di euro che possono raddoppiare la quotazione, il Pergole Torte di Montevertine o l’Oreno di Setteponti.
Tirature limitate di un’annata o etichette dedicate ad eventi, magari per beneficenza, possono far lievitare il prezzo. Perché, come scriveva l’economista dell’800 inglese David Ricardo, “vi sono alcune merci, il cui valore è determinato soltanto dalla loro scarsità. Alcune statue e pitture rare, vini di qualità speciale, che possono esser fatti soltanto con uve raccolte in un determinato terreno, la cui estensione sia assai limitata, sono tutti di questo tipo”. Nella classifica di Live-ex, l’indice degli affari nel settore, tra i migliori 100 vini hanno debuttato nel 2013, a fianco dei grandi toscani, i piemontesi Bruno Giacosa e Giacomo Conterno. Fino a qualche anno fa dominavano i francesi di Bordeaux. Nella classifica appena stilata sui marchi più popolari nel suo sito, Live-ex ha scoperto che un terzo delle etichette è ora non francese con nuove presenze italiane. Tanto che è stato creata una classifica tutta italiabna che tiene conto delle ultime 10 annate dei Supertuscan Masseto, Ornellaia, Sassicaia, Solaia e Tignanello, oltre Barbaresco e Langhe Sorì Tildìn di Gaja, Barolo Le Vigne di Sandrone, Messorio di Macchiole e Redigaffi di Tua Rita. L’indice è salito del 2,7% dall’ultimo anno e del 30,9% da 5 anni fa. “L’Italia - spiega Filippo Bolaffi, amministratore delegato del gruppo - è il secondo paese al mondo per importanza vinicola, ma siamo ai margini del mercato dei “Vini da collezione”: un controsenso. C’è un importante spazio per attirare molti compratori dall’estero e avvicinare nuovi collezionisti nostrani. L’accordo con Slow Food Editore ci permette di dare il giusto prestigio a quelle realtà italiane degne di essere collezionate ai più alti livelli, che non trovano ancora spazio nei cataloghi d’asta ma si potrebbero rivelare ottimi investimenti”.
Il mercato delle vendite di vino pregiati è in frenata, meno 5,8% dal giugno 2013 per i top 100. Effetto della fine della bolla asiatica, della crisi e forse della maggior cautela dopo una serie di clamorose macchine del falso, con etichette contraffatte e vecchie bottiglie riempite con vino recente e scadente. In Italia ci sono altre case d’aste che si occupano di vini, Gelardini&Romani, un decennio d’esperienza a Roma e ora soprattutto ad Hong Kong con Raimondo Romani; e la Pandolfini di Firenze, il cui esperto è Francesco Tanzi. Ora, con Bolaffi, entra nel settore una società che si occupa di collezionismo dal 1890, quando il giovane Alberto lasciò perdere il commercio di pietre preziose e piume di struzzo per dedicarsi ai francobolli. E ora a vini, pensando, con Svevo, che “ogni sorso” può diventare una dichiarazione “di indipendenza”.

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